Regia di Marco Tullio Giordana vedi scheda film
La morte di un ideale, la fine di un periodo della vita, la decadenza che abbraccia il corpo, la mente e le azioni concrete degli esseri umani, al lento ed impercettibile ritmo del mutare degli eventi. Il '68 è un ideale piuttosto che un insieme di essi, è l'idea di un mondo migliore, un'utopia giovanile, il cui inevitabile crollo è qui descritto con mano leggera ed ispirata da un Giordana all'esordio, e lo sguardo perplesso, disperato, inconsolabile di Bucci è la giusta rappresentazione fisica di un sentimento così palpitante. La droga, il femminismo, le lotte per gli omosessuali, la disoccupazione, il capitalismo, tutto sembra essere degenerato, ben oltre i limiti e gli orizzonti che qualche anno prima si erano immaginati (e si era cercato di impostare). Maledetti vi amerò è l'illustrazione della morte di un sogno, dell'impossibilità di convivere con esso. "Ne uccide più la depressione che la repressione", citando lo stesso film. Compare anche un giovane David Riondino.
Dopo 5 anni trascorsi in Sudamerica, Svitol torna in Italia. Ritrova i vecchi amici e compagni di tante lotte, ma tutto sembra irreparabilmente cambiato. Decide di denunciare un atto terroristico alla polizia. Epilogo tragico.
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