Regia di Lenny Abrahamson vedi scheda film
Con toni delicati ed essenziali; Garage descrive una storia estratta dalla realtà, inferendo sottili stilettate alle sicurezze della cosiddetta società civile. Garage è un film sull’incapacità di tradurre nel quotidiano la diversità, la differenza fra esseri umani, sull’impossibile collocazione fra le pieghe del mondo di chi non è inseribile in modo funzionale. Josie è un sempliciotto, sfruttato dal proprietario di un’autopompa di carburante che approfitta della sua indole servizievole. Sarà affiancato sul lavoro da un adolescente, David, e per Josie cominceranno i guai. Il regista Abrahamson circoscrive a dovere il terreno umano in cui Josie, il diverso, il disadattato, è costretto a vivere. La regia ci mostra il volto fintamente tollerante e ipocrita che la società offre a chi non sta al passo con gli altri. Il film si svolge nell’entroterra irlandese, lontano dall’alienazione urbana, ma ne risulta un’uguale desolazione esistenziale diffusa, in una collettività dove tutti si conoscono per bene e che per sopravvivere è disposta a perpetrare all’infinito modelli e preconcetti ereditati da un passato evidentemente indenne da ogni giudizio. Così Josie è tollerato perché non in grado di offendere e incapace di difendersi, fino a quando mostrerà quello che gli altri sono delegati a possedere naturalmente ed a esibire senza nessun prezzo da pagare. Come sempre nella vita pagano i più deboli, ci insegna la realtà, a maggior ragione i destinati all’invisibilità, agli esclusi, non solo dal benessere sociale ma anche da quello mentale. La lezione di Abrahamson è precisa, tuttavia non usa la sfrontatezza degli eroi alla Dardenne, che in qualche modo la sua rappresentazione ricorda. In linea con il personaggio protagonista, crea un effetto di sconquassante silenzio su cui è impossibile non soffermarsi. Il mondo esteriore di Josie è quello di tutti, il lavoro e il pub che se per gli altri coprono la propria solitudine, per lui sono la giustificazione alla sua esistenza. Poche note positive, rappresentate dalla ragazza che lo respinge e soprattutto dall’avventore del pub che spietatamente lo provoca ma dicendogli anche la verità. Proprio la mancanza di trasparenza delle altre persone contribuiranno a disorientare ulteriormente Josie ed a confondergli la realtà. Bellissimo e drammatico il suo rapporto con un cavallo che nel finale appare senza briglie che lo tengono legato, a sottolineare il prezzo della conquista di uno spicchio di libertà.
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