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La chiamavano Bilbao

Regia di Bigas Luna vedi scheda film

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La recensione su La chiamavano Bilbao

di kotrab
8 stelle

Bilbao è uno spaccato inflessibile sulle ossessioni di un maniaco, Leo, che ha un rapporto sadico con Maria, ma che concupisce morbosamente la spogliarellista-prostituta del titolo: Leo la pedina, il suo maggior godimento sta nel voyeurismo, una semplice "sveltina" non gli basta, deve assolutamente averla, ma sottomessa come un oggetto, una grande bambola sotto l'effetto del cloroformio, sospesa in aria con delle corde, disponibile ad essere toccata, depilata, semplicemente "avuta", senza essere consumata.
Juan José Bigas Luna sarà pure in ritardo sull'underground (come ha affermato Giovanni Grazzini), ma ha dalla sua una buona capacità di distacco, quasi a metà tra, appunto, l'underground americano e il documentario; soprattutto riesce ad incunearsi e ad incuneare lo spettatore nella claustrofobia del protagonista, che è mentale più che ambientale, nella cupezza mortuaria dei suoi desideri erotici, tra unioni chiaramente evocative di cibi (il pesce con in bocca un wurst), visite ad un mattatoio di maiali (ripreso senza aver paura di sporcarsi) e ossessioni per l'immagine fotografata e filmata, tra Antonioni, Cavallone e film porno. 7 1/2

Sulla colonna sonora

Ricorre soprattutto il primo movimento della Rapsodia spagnola di Maurice Ravel, così misterioso e sulfureo con quell'impasto soffice di timbri e la ricorrenza ciclica ed ipnotica di quattro note discendenti dei violini.

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