Regia di Craig Gillespie vedi scheda film
“Lars and the real girl” è il classico film che solo parlarne ti viene voglia di rivederlo per l’originalità della sua storia, il menage amoroso di un ragazzo disadattato con una bambola simil donna sullo sfondo della provincia americana, per la freschezza della messa in scena, un surplus emotivo tentuto a bada da una scrittura ad orologeria, dalla bravura degli attori, su cui spicca Ryan Gosling finalmente alle prese con un ruolo degno della sua bravura. Prodotto targato Sundance, il film riesce a coniugare le istanze che hanno reso famoso questo modello cinematografico (scelta di temi estranei al mainstream hollywoodiano, risorse produttive inversamente proporzionali alla libertà espressiva) con la forza persuasiva del cinema americano degli anni d’oro. Favola per adulti con possibilità di affascinare anche il pubblico dei giovanissimi, l’opera ha il potere di trasportare lo spettatore in un mondo senza tempo, in cui può succedere che le scelte di una comunità (in questo caso la decisione di assecondare le scelte protagonista) rispettino le ragioni del cuore piuttosto che gli interessi di bottega, e che la difficoltà del singolo diventi l’occasione per riscoprire un umanità dimenticata. Il regista racconta il male di vivere con un empatia ed una comprensione che non diventa mai pietismo . E’ geniale nell’oggettivare la malattia attraverso un espediente che unisce immaginario popolare e scienza psicanalitica in un tripudio di situazioni drammaticamente divertenti . Ryan Gosling è perfetto nel restituire la goffagine del protagonista, fatta di movimenti trattenuti e vestiti troppo stretti, nel farci sentire il suo senso di alienazione ma anche la spiazzante simpatia di una personalità che agisce senza mediazioni e con angelica ingenuità. Di diritto fra le cose migliori del 2007.
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