Regia di Peter Berg vedi scheda film
Poco dopo l’atto costitutivo di un nuovo Stato arabico, la scoperta dell’oro nero segna l’inizio di uno strettissimo sodalizio fra due paesi lontani mille miglia (in tutti i sensi). Relazioni dapprima commerciali, poi diplomatiche, da ultimo di sangue, da ambo le parti. Un legame indissolubile, quanto è vero che nella testa delle vittime di entrambe le parti riecheggia un'unica parola di conforto: vendetta.
Ora, atteso che, per dogma di fede e di cultura, le parti in questione dovrebbero trovarsi (per l’appunto) agli antipodi, si intuisce che a risultare, altresì, coinvolta (occupando l’ampia area che separa detti poli) in questo intreccio mortale è l’intera umanità, la quale “vegeta” nel mezzo. Coinvolgimento diretto (sotto il fuoco incrociato di brutali attentati terroristici e più o meno smodate reazioni delle forze dell’ordine) o indiretto (come nel caso dell’embargo petrolifero del 1973).
Ad ogni buon conto, è l’incontro-scontro di civiltà che attira maggiormente l’attenzione degli autori del film. Uno “scontro”, più che altro, contro il muro della superficialità e della semplificazione.
La sceneggiatura (firmata anche da M.Mann!) regge fino ad un certo punto e la regia di Berg è quanto più impegnata possibile nello sforzo di emergere dall’anonimato degli action movie girati in teatri di guerra veri o presunti (come in questo caso). Ergo, dondolio ininterrotto della m.d.p. e montaggio serratissimo per buona parte del film sono il prezzo da pagare in questi casi, ma non sempre si ha l’impressione che si tratti di un prezzo equo per lo spettacolo offerto. Come quando si scopre (virando sul piano della scrittura) che l’avvenente “analista scientifica” (che ha il volto della bella J.Garner) è pure esperta in autopsie e si destreggia col coltello come se fosse cresciuta in uno scannatoio…
La filosofia dell’uomo forte (a stelle e strisce) al comando, che ricorre alle solite brutte - ma inevitabili (ma al bando gli scrupoli di coscienza. È crepato uno dei “nostri”!) - maniere (ammazzare tutti i nemici, indistintamente) è dura a morire, ma si fa fatica a digerire (nel suo riproporsi costantemente, film dopo film, con poche varianti) l’ennesima commistione fra i risentimenti personali ed il “nobile”, impellente desiderio di esportazione della democrazia (sulla punta delle baionette, è chiaro!). Un minimo di autocritica non poteva mancare, ma è un segreto da confessare a denti stretti, quando i complimenti per la tabula rasa lasciatasi alle spalle ne attenuano il sapore acre e sgradevole.
Sufficienza stretta.
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