Regia di Peter Berg vedi scheda film
Un action movie concitato e nervoso ambientato nelle zone calde del terrorismo islamico. E a produrre il tutto troviamo proprio quel maestro dell'action movie che risponde al nome di Michael Mann. La vicenda ha il suo tragico incipit in un tremendo attentato a Riyadh che ha causato centinaia di morti, fra civili occidentali là dislocati con le famiglie e soldati sauditi. Una squadra di agenti speciali dell'FBI viene spedita sul posto per indagare sull'accaduto e là se la deve vedere con mille ostacoli, primo fra tutti un ambiente ostile come pochi altri, e poi la complessità nell'attuare una collaborazione con la polizia locale. Scontri, attentati, la minaccia sempre presente ed insinuante dell'incubo terrorista animato da un fanatismo incrollabile, insomma quelle cose che sono entrate nelle case di ognuno di noi attraverso i telegiornali, tanto che ormai neanche ci fanno piu' effetto. Tutto questo è reso in modo molto realistico. Frutto dell'abilità del regista Peter Berg: l'uso frequente nelle numerose scene d'azione della macchina da presa "a spalla" contribuisce a creare un intrattenimento spettacolare di forte impatto realistico. Anche se ciò non è detto che basti: nel senso che, ferme restando le qualità registiche di Berg, siamo ben lontani dalla forza visiva di un Michael Mann (tanto per fare un nome NON a caso...). Un film che sposa le caratteristiche di un concitato e spettacolare action movie con gli elementi "documentaristici" del film politicamente (si fa per dire) impegnato (in stile "Syriana" per intenderci). Eppure, personalmente, ho avuto la percezione di un eccesso di "confezione". Cioè di un film troppo costruito a tavolino. Di film critici verso "la sporca guerra" ne stanno uscendo diversi e con stili differenziati, dal crudo "Redacted" (non ancora uscito) all'ottimo "In the valley of Elah" (che abbiamo appena visto). Dicevamo che esistono diversi modi di esprimere sentimenti contro la guerra o comunque di stimolare il senso critico dello spettatore. L'importante è che nel film si riscontri "un'anima" e non solo spettacolarità. Questo è il tasto dolente. Insomma: se proprio la devo dire tutta, ho avuto la fastidiosa percezione di un film troppo "cool", di confezione patinata, un thriller-action che cerca, anche con attori dal forte appeal, il successo al botteghino. Al confronto, se vogliamo cercare qualcosa di omologabile, "Syriana" era piu' riflessivo, esprimeva dei dubbi, anche in senso dolente: qua c'è azione spettacolare prima di tutto e anche quei momenti che dovrebbero far riflettere sembrano un pò artefatti e pretestuosi. E' la rilettura politica a latitare totalmente: a fare un buon action movie con milioni di dollari a disposizione "son capaci tutti" (mi si perdoni la semplificazione un pò scema). Non mancano però gli spunti interessanti: per esempio viene sottolineato come la difficoltà a collaborare fra gli agenti dell'FBI e la polizia saudita sia originata dalle profonde differenze di cultura che nemmeno il supposto comune desiderio di ristabilire la pace riesce a neutralizzare, determinando quindi sfiducia reciproca e incomprensioni di fondo. Bisognerebbe ripartire proprio da qui: da queste invalicabii differenze fra culture agli antipodi: ma è possibile? Una risposta potrebbe essere individuata nei bambini, che nel film sembrano apparire come emblema di speranza e di innocenza. E concludiamo con un'occhiata veloce al cast. Innanzitutto il mio amatissimo Chris Cooper, che qui troviamo in un ruolo un pò vago, con una personalità non troppo definita: lo preferisco decisamente in quei ruoli "torbidi" dove dà il meglio di sè. Quanto al protagonista, Jamie Foxx, beh, è indiscutibilmente ormai una star di Hollywood, ma non mi ha mai convinto fino in fondo: intendiamoci, tecnicamente ineccepibile, ma attore che finora non ha ancora dato prova di sfumature delicate e complesse.
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