Regia di Alina Marazzi vedi scheda film
Al suo secondo documentario per il grande schermo il trucco di Alina Marazzi è sempre lo stesso: recuperare un bel po' di materiale d'archivio e farci il film. Solo che stavolta, a differenza del precedente Un'ora sola ti vorrei, l'omaggio non è riservato a una sola donna, ma a tutte le donne. Si tratta di un'operazione che assembla i diari d'epoca di tre ragazze degli anni sessanta e settanta - chi con problemi di sessuofobia, chi con quelli di relazione e di aborto, chi con il tentativo di trovare una dimensione ottimale nel Movimento - mescidati con immagini di repertorio e qualche geniale animazione di stampo dadaista (merito di Cristina Seresini). Se ne ricava un amalgama insipido declinato secondo le antinomie tra pubblico/privato, nord/sud, orgasmo vaginale/orgasmo clitorideo, coppia/divorzio, in un bigino nel quale si fatica a rintracciare le parti originali e che peraltro vira talmente sul privato e l'intimista dei tre racconti da rendere impossibile, a chi non sappia nulla di quella stagione di antagonismi e tensioni sociali che fu il femminismo militante (quello di via del Governo vecchio, per intenderci), capire cosa quest'ultimo abbia realmente rappresentato. Merito ai documentaristi dell'epoca per avere raccolto la testimonianza di quanto opportunisti e sciovinisti fossero molti militanti di sinistra, i quali - forti degli slogan sulla liberazione dei corpi - non perdevano occasione per procacciarsi ciò che più li interessava, altrimenti giù ingiurie contro le donne "piccolo borghesi, represse e anche frigide".
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