Regia di Peter Del Monte vedi scheda film
Una satira di se stesso, una satira del film che avrebbe voluto essere.
Immaginate uno splendido vestito su di una figura femminile dalla linea meravigliosa; immaginate che ella sia di spalle e di poter ammirare la silhouette delle gambe che si prolunga nel tacco d'un paio di scarpe raffinatissime ed eleganti, e di poter osservare la chioma dalle onde morbide ed attraenti e di poter seguire sino alla camera da letto codesta figura sino a quando ella si volta verso di voi ed inizia a mostrare il suo corpo che, al contrario di ogni rosea aspettativa si mostra goffo, squamoso, ridicolo e pateticamente brutto. Se questa immagine qualcosa suscita, bene essa è nulla di fronte alle sensazioni di buffoneria, scontatezza, retorica e, quindi, di ridicolo, che si provano nel guardare questo film. Confezionato con il meglio delle immagini, della scenografia, dell'ambientazione e certamente con passione e cultura musicale, la pellicola è una successione dall'esito scontato di vignette prive di ogni pathos, di ogni drammaticità, di ogni profondità. Bastano pochi esempi; la trama narra di un direttore di conservatrio, a cui è morto il figlio di leucemia due anni prima, che scopre per caso un giovane dotato di straordinario talento musicale, talento che gli permette di ricordare e riprodurre brani musicali da Bach a Lieszt solo asoltandoli. Così, quando la sua insegnante gli esegue un segmento del secondo concerto per piano di Rachmaninov, egli lo ripete alla perfezione senza errori pochi istanti dopo, scena che fa sbiancare dalla vergogna l'analoga in 'Amadeus' quando Wolfie ode da lontano la banale marcetta di Salieri; ma questo è nulla: poiché ogni sentimento è banalizzato e striminzito all'interno delle vignette, quando la moglie del direttore accusa il marito di voler sostituire il figlio morto con lo straordinario ragazzo, lui le grida il contrario e chiude la conversazione dicendo che non possono più stare insieme; lui esce di casa mentre lei si strugge come in una satira: durata della scena un minuto circa. Il ragazzo, dopo essersi preparato, decide infine di non partecipare ad un importante concorso scolastico internazionale a cui lo ha iscritto, rappresentante per Parigi, il suo mentore, naturalmente contro il parere di tutti. Mentre già i partecipanti iniziano a suonare, il giovane è con gli amici di strada e proprio davanti a lui il suo fratellino ha un grave incidente su di una moto montata a mo' di rodeo. Corsa in ospedale, madre piangente, preoccupazione con musica di sottofondo, ma la madre lo invita ad andare, per 'non rinunciare ai' suoi sogni; lui telefona agli amici ladruncoli che lo portano verso la sala del concorso: naturalmente strada ostruita ma lui scende e corre e giunge in sala proprio quando il suo sostituto sta per sedersi al piano. Naturalmente egli suona, presumibilmente vince, ed il film si conclude a New York dove il direttore ha ottenuto un prestigioso incarico; nel teatro si tiene un concerto del suo protetto e nell'orchestra chi si vede infine? Ma noo!!! proprio la sua ragazza, di colore (ma guarda un po'!... però è anche l'unica nel film!), che aveva conosciuto sui gradini del conservatorio. Le parole 'scontato' e 'prevedibile' sono solo un pallido giudizio sulle vicende della trama, trama condotta con brevi e superficiali siparietti privi di sentimento e spessore.
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