Regia di Peter Del Monte vedi scheda film
Peter Del Monte non girava un film da sette anni (Controvento, del 2000); il suo - fin dagli esordi negli anni Settanta - è sempre stato un cinema in sordina, privo di spettacolarità, statico sui personaggi e sulle loro emozioni piuttosto che sulle azioni. Qui il focus del racconto (in una sceneggiatura scritta dal regista con Michele Pellegrini) è tutto attorno alla instabile psiche di una ragazza croata che vive in Italia, vittima di un passato mai sepolto e di un presente contro cui lei stessa combatte, più o meno volontariamente, anche nei momenti in cui nulla lascerebbe pensare a una nuova crisi psicologica. Brava in certi momenti (la confessione finale ai genitori di Dario), traballante in altri, Kasia Smutniak era già passata semi-inosservata sul grande schermo e aveva invece riscosso i suoi primi successi sul piccolo; la storia essenzialmente è lei, e questo è uno dei limiti principali del film: già meno interessante è il ruolo - per quanto centrale alla luce dei fatti - di Marco Foschi, pur valido interprete, e ancor meno brillanti sono i personaggi di contorno alla coppia. Il dramma che esplode e poi rimane latente, in attesa di ritornare in superficie, per tutti e cento i minuti del film, viene poi soffocato brutalmente da un finale in apparenza sbrigativo e probabilmente neppure risolutivo a tutti gli effetti. 5,5/10.
Teo è uno studente di astrofisica, timido e bravo ragazzo; Mavi viene da Spalato, è esuberante, ma altrettanto introversa. Si conoscono in modo bizzarro, ma finiscono addirittura per sposarsi e per fare una figlia, Caterina; Mavi però peggiora nei suoi segnali di squilibrio e Teo prende la bambina e torna dai suoi. Non è ancora finita.
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