Regia di Peter Del Monte vedi scheda film
Discreto melodramma che però non riesce proprio ad evitare gli espedienti più corrivi del cinema nostrano contemporaneo. Del Monte sbaglia la direzione degli attori, indeciso fra l'aggiungere e il sottrarre, fra l'enfasi e il minimalismo. Le ellissi della sceneggiatura e i cut improvvisi del montaggio dovrebbero favorire un'idea di "cinema dei sentimenti", ma il più delle volte rendono sterile il racconto. Gli attori sono quello che sono: Kasia non ha un gran talento, ma ce la mette tutta per dare verità al proprio turbolento personaggio, mentre Foschi ha la stessa espressione dall'inizio alla fine del film, qualunque cosa accada (davvero una pessima interpretazione). L'irrealismo della vicenda purtoppo non è affatto premeditato e ciò rende alcune situazioni difficilmente credibili. Non è che Del Monte abbia tentato di pervenire ad una sorta di astrattismo delle emozioni, prosciugando il contesto sociologico: è proprio il quadro in cui si muovono i personaggi ad essere improbabile. Ciò che salva il film dall'insufficienza è una splendida sequenza in cui Mavi fa irruzione nella casa del ragazzino che l'ha ingravidata, fra l'incredulità dei genitori: un pezzo di cinema fra il grottesco, il disperato e lo straziante.
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