Regia di Brad Silberling vedi scheda film
La prima cosa che colpisce di questo film è l'effetto-sorpresa a cui lo spettatore non puo' sfuggire. Eppure non si tratta di un grande film, anzi, è una piccola produzione indipendente ma con una caratteristica evidente: quella di mostrarci un attore molto noto, una star conclamata di Hollywood, in una veste assolutamente inedita. Quello che è l'anima della pellicola è il Morgan Freeman che non ti aspetti. Intendiamoci: già ci era nota la sua poliedricità d'attore, nel senso che se è vero che siamo abituati a vederlo in prevalenza nei ruoli di poliziotto tenace o di anziano saggio dispensatore di consigli, è pur vero che la gamma dei personaggi interpretati finora è piuttosto ampia. Ma come in questo film non lo avevamo proprio mai visto. Ed è inconsueto che una star si renda disponibile a mettersi a nudo e -soprattutto- a mettersi in gioco in un'opera indipendente come quella di cui stiamo parlando. Mi vengono in mente le parole della co-protagonista Paz Vega in una recente intervista promozionale: " Morgan Freeman in mezzo a tanti filmoni hollywoodiani diciamo che ha voluto prendersi una vacanza". Ma forse è qualcosa di piu' di una vacanza se è vero che il nome dell'attore compare accreditato fra i produttori della pellicola nei titoli di testa. E' un film delizioso e godibile pur mantenendo le caratteristiche (e i limiti) di una produzione modesta, probabilmente costata anche relativamente poco, e realizzata con criteri improntati alla semplicità e all'essenzialità. A questo punto chi non ha ancora visto il film si sarà incuriosito, dato il mio insistere su un "Freeman inedito". Beh, qui abbiamo un attore che torna bambino, davvero, si abbandona totalmente ad una giocosità e ad una recitazione quasi infantile che puo' apparire a tratti frutto di improvvisazione, ma che in realtà attinge ad un bagaglio professionale di esperienza che solo i grandi attori possono permettersi. La storia è semplicissima. Un attore che vive una fase professionale piuttosto critica e che è "sospeso" alla ricerca di nuovi spunti e nuovi stimoli si imbatte casualmente in una persona che piu' lontana dal proprio ambiente non potrebbe essere: una burbera cassiera di un supermercato. E qui bisogna sottolineare una cosa. Nel film, cioè nella vicenda come viene rappresentata in sede di sceneggiatura, così come nella realizzazione "tecnica" della messa in scena, tra Freeman e Paz Vega si è creata un'alchimìa che ha dell'incredibile. Si tratta in fondo di due poveri diavoli la cui esistenza è in una fase di passaggio, due persone fragili che lottano per superare le rispettive crisi, e che dunque il destino ha fatto incontrare nel momento giusto per entrambi. E qui la sceneggiatura evita (e questa è la mossa vincente) anche solo l'dea del banale "siparietto amoroso" fra i due. Se la cassiera appare disordinata, arruffata, incasinatissima, mentre l'attore, per contro, sicuro di sè in ogni sua mossa, in realtà anche lui nasconde (da attore, appunto) un disagio interiore che però riesce ad esorcizzare alimentandosi di un'energìa che gli proviene proprio dal contatto umano con la ragazza. D'altra parte è cosa nota che dietro al narcisismo euforico di molti attori si celi una tendenza alla depressione. Il risultato di questa perfetta alchimìa fra i due attori sortisce un effetto di grande piacevolezza per lo spettatore: i due sembrano porgersi la battuta l'uno con l'altro e man mano che il film procede i due personaggi vengono tratteggiati sempre meglio nelle rispettive personalità. Non male per un filmetto che dura neanche un'ora e mezzo, che però dopo la visione ti lascia un buon sapore. Per la cronaca, devo riferire di due cammei: uno fulmineo di Danny De Vito, così veloce che quasi non si fa in tempo a coglierlo, e un altro piu' esteso del giovane Jonah Hill, che deve la sua recente popolarità al ruolo di protagonista nella commedia giovanile "SuXbad". Un aspetto particolarmente stuzzicante è il modo in cui Freeman (attore in realtà di successo) si approccia al ruolo di un attore in fase di declino. Qui Freeman tira fuori una sorprendente capacità di introspezione psicologica, nel rappresentare una parte di sè stesso, evidenziando tic ed attitudini di un attore e mettendosi dunque in gioco. Anche Paz Vega è molto in parte, ma è evidentemente un po' oscurata (nonostante teoricamente il peso dei due ruoli sia previsto diviso in parti uguali) da un simile istrione e mattatore. Immaginatevi un Freeman che si aggira nei supermercati divertendosi come un bambino che scopre il mondo e pronunciando battute agghiaccianti (ce n'è una sul Dalai Lama che mi ha fatto scompisciare), che guarda in macchina sfoderando un sorriso disarmante, o che (come si vede nei titoli di coda) "fa il matto" con la troupe. In sintesi, è la storia di due persone che sembrano appartenere a due pianeti differenti, due individui lontani fra loro per estrazione sociale, età anagrafica ed esperienze di vita, ma che scopriranno di avere un aspetto in comune: la necessità di combattere le proprie depressioni, e lo faranno ciascuno alimentandosi delle "vibrazioni positive" dell'altro. Il regista Brad Silberling -qui anche sceneggiatore- ha scelto (felicemente) la fuga dalle regole e dallo spirito di Hollywood: budget ridotto, 15 giorni in tutto di set e una sola giornata per il montaggio. Godibile anche il commento sonoro (in cui spiccano i gruppi Cypress Hill e Deliquent Habits), quasi tutto improntato ad un irresistibile "hip hop chicano" che ti va venir voglia di ballare.
Voto: 9
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