Regia di Francesco Maselli vedi scheda film
Ispirandosi al libro Il nome del barbone di Raffaele Bonadonna, Citto Maselli ha rimesso in scena le testimonianze di alcune persone finite fra gli homeless facendole interpretare ad attori. Il modello è quello del sottile equilibrio tra finzione e verità del Zavattini anni 50, de L’amore in città (dove Maselli era presente con il memorabile Storia di Caterina). Come risultato, invece, immaginate le ricostruzioni filmate di Chi l’ha visto? allungate per un’ora e venti. E a dispetto dell’ostentata immediatezza della messinscena, abbondano grevi infiorettature (ralenty, inquadrature “artistiche”, abuso della musica). Fino al primo episodio (su un’immigrata etiope) ci si può anche arrabbiare per la disinvoltura iper-ideologica e iper-poeticistica, ma quando al secondo arriva la Muti afflitta che fa la clandestina rumena, il film scivola serenamente nel ridicolo. Nell’ultimo episodio, Massimo Ranieri è un fruttivendolo che finisce in disgrazia. Anziché mandare in sala questa roba, il Luce avrebbe potuto più utilmente distribuire qualcuno dei numerosi ottimi documentari di giovani registi che, loro sì, raccontano con umiltà e creatività il nostro paese, e che non avranno mai l’onore del grande schermo.
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