Regia di Simone Scafidi vedi scheda film
Il destino è nel nome. Fin da piccolo Christian ha dato filo da torcere ai suoi genitori, che spaventati hanno chiesto aiuto a un prete, uno di quelli da ora di religione «parlando d’altro», tanto moderni da finire spretati a insegnare filosofia morale all’università. Intanto il ragazzo cresce bello ricco e maledetto. Solo l’amore per Marlena, dolce e generosa, pare distogliere il nostro Christian dal cupio dissolvi, una vita di sofferenza soprattutto provocata agli altri, per poi scoprire che è nell’esperienza del dolore il mistero di Cristo. Concettuale, con tanti bei piani sequenza in digitale a voler rimarcare la consapevolezza del discorso filmico, Gli arcangeli è un film certamente coraggioso ma anche presuntuoso nel non volersi dare dei limiti. Prima di tutto di scrittura: è davvero così originale il personaggio di Christian? Non è invece la proiezione un po’ distorta e fin banale dell’esistenzialista maudit passato attraverso ideologie e religioni fino a diventare stereotipo e cattiva letteratura? E il ritratto di questa Milano che se la tira e vorrebbe essere perfino astratta, non rischia di diventare macchiettistico nei toni e nelle pose? Il regista Simone Scafidi dimostra un certo sguardo, ed è interessante la figura dell’amico-regista di Christian, però lo spessore dell’argomento esigeva un approccio più modesto.
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