Regia di Pasquale Scimeca vedi scheda film
Se è vero che il racconto di Verga - uno dei massimi capolavori della narrativa breve di tutti i tempi - poteva essere invitante per autori cinematografici, per la grandissima forza del personaggio e dell'ambiente fotografati più che descritti dallo scrittore e resi con immagini indimenticabili, l'estrema essenzialità e brevità della narrazione rendeva però difficile una trasposizione cinematografica in lungometraggio. Scimeca, colto e coraggioso autore siciliano, è riuscito nell'impresa ardua, trasferendo la storia in anni più vicini a noi e creando intorno alla novella verghiana uno sfondo umano e ambientale del tutto coerente. Questi elementi e l'uso del dialetto siciliano, lingua di un mondo attuale e primitivo insieme, contribuiscono a modificare in parte il messaggio di Verga: non più la violenza come principio necessario del rapporto economico, ma lo sfruttamento minorile come orrore che può essere superato. Per questo (e speriamo non per scopi commerciali, del resto ampiamente falliti) il film è meno violento del racconto; contiene anche personaggi positivi (che in Verga non ci sono) e lascia nell'ambiguità la fine di Ranocchio e di Malpelo.
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