Regia di Sam Garbarski vedi scheda film
Se non sapete nulla del film, non leggete questa recensione. Vedetevi prima il film, che merita. Non guastatevi la sorpresa di scoprire la commovente e sessualmente strabiliante storia di Irina Palm. Inghilterra suburbana. Famiglia in difficoltà. Papà e mamma giovani, il bambino in ospedale con una malattia che si può curare solo in Australia ma il viaggio e le cure costano troppo. Per fortuna c’è la nonna: una Marianne Faithfull che gira sempre un po’ curva, con indosso sempre lo stesso paltò viola, con la stessa faccia mansueta di chi fatica a tirare avanti: ma anche con dentro il vecchio e indomito spirito da rockettara pronta a ogni impresa. È lei a trovare il modo di mettere insieme i soldi per il nipotino. In un posto che non avrebbe mai immaginato e in una maniera che non si sarebbe mai sognata: in un locale di Soho, il Sexy World, e con lavoretti di mano. I clienti infilano l’affare in un buco del tramezzo e lei, dall’altra parte, con indosso un grembiulino da casalinga neanche un po’ inquieta, li fa venire con le sue mani dal soft touch, mani che diventano presto esperte e richiestissime. Il manager slavo Miki, l’attore di Kusturica Miki Manojlovic, navigato talent scout nel ramo, intuisce le doti nascoste della signora, punta su di lei e le inventa un appropriato nome d’arte: Irina perché sa di esotico, Palm perché il segreto dell’inedito mestiere sta nel vellutato palmo delle sue mani fatate. Risultato: nel corridoio si fa lunga la fila per la sconosciuta specialista che deve fare gli straordinari tanto che le viene diagnosticata una malattia professionale, il gomito del pene. Mélo familiare, commedia castamente sexy (omnia munda mundis), ritratto alla Ken Loach di un’umile e determinata rappresentante della sex working class. Passato al Festival di Torino con grande successo, a nostro personalissimo parere, il film meritava l’ex aequo per il Premio Cipputi: avrebbe aggiunto un tocco di sensuale grazia al lavoro vincitore, il bel documentario proletario In fabbrica di Francesca Comencini.
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