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Irina Palm. Il talento di una donna inglese

Regia di Sam Garbarski vedi scheda film

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La recensione su Irina Palm. Il talento di una donna inglese

di mc 5
8 stelle

Ero un pò prevenuto verso questo film, dato che la piccola distributrice indipendente Teodora aveva condotto una campagna promozionale esagerata, talmente insistente che mi aveva frastornato. Ed inoltre dal trailer mi sembrava di aver già visto praticamente tutto. Invece ho scoperto un gioiellino di film, asciutto, essenziale, che colpisce al cuore con sentimenti diretti, e che racconta di un mondo proletario popolato da gente semplice che il cinema (ad eccezione di Ken Loach e pochi altri) non ci mostra quasi piu', forse troppo occupato a raccontare le stupide nevrosi degli abitanti di Manhattan. La vicenda è semplice: una vedova di mezza età, suo malgrado si trova a dover masturbare uomini (nascosta dietro un muro, in un locale a luci rosse) per raggranellare la somma necessaria per poter pagare una cura al suo adorato nipotino afflitto da una rara malattia mortale. Ed è straordinaria questa figura di donna, da cui emerge soprattutto un infinito senso di DIGNITA', anche mentre svolge un lavoro tra i piu' umilianti. Il pubblico viene introdotto nel microcosmo di questa donna, composto da una parte dalla sua famiglia ignara e dall'altra dal locale in cui lavora. Lo spettatore a poco a poco famigliarizza con questa doppia situazione e coi sentimenti della protagonista, fino a trovarsi (come è capitato a me) perfettamente a proprio agio. La permanenza di Maggie/Irina nel club è piuttosto travagliata, sia per i conflitti col datore di lavoro, sia perchè ad un certo punto il figlio della donna scopre tutto e minaccia il finimondo. Nel ruolo del burbero proprietario del locale troviamo una vecchia conoscenza: Miki Manojlovic, già attore feticcio di Kusturica. Ma le luci della ribalta sono tutte per la magnifica Marianne Faithfull, splendidamente calata nei panni di questa donna un pò appesantita e dall'aria dimessa. Immagine quest'ultima che è interessante confrontare con ciò che rappresentò la Faithfull nei lontani anni '60, cioè un'icona tra le piu' trasgressive e spettacolari della swingin' London. Una recente copertina di "Film Tv" ci ha ricordato infatti quant'era bella, ma proprio di una bellezza incosciente, sfacciata, quasi oltraggiosa, la bionda Marianne in minigonna dell'epoca Beat. E' bello porre a confronto quelle immagini con la Marianne attuale: perchè -a dispetto dell'impietosità del tempo che passa- ci rendono consapevoli che questa donna è sopravvissuta artisticamente per un sacco di anni ed ora ha saputo riproporsi in una veste rinnovata e perfettamente adeguata alla sua età matura, con dignità e sobrietà. Da rilevare come un argomento apparentemente scabroso come il tipo di "lavoro" espletato dalla protagonista venga affrontato con leggerezza, grazia, e una buona dose di umorismo tipicamente british. Il risultato è una totale assenza di volgarità, e anzi si prova simpatìa per l'imbarazzato approccio di Irina col suo "lavoro". E anche il tema della malattia del nipotino è affrontato in maniera non patetica, con sobrietà, senza eccessivi "ricatti". Suscita tenerezza il contrasto fra l'intima solida dignità di Irina e l'ambiente sordido, asettico e mortificante in cui essa deve "operare". Ma la sua umanità è tale da contagiare perfino un essere cinico come il proprietario del club, il cui cuore gelido viene sciolto dalla semplice positività della donna.
Sembra impossibile che questa casalinga un pò gonfia e dimessa abbia ispirato "Sister Morphine" ai Rolling Stones! Viva Marianne, donna che ha vissuto molte vite. E che è ancora qui fra noi, pronta per altre vite ed altri successi.

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