Regia di Stefan Ruzowitzky vedi scheda film
E' un film abbastanza originale, per punto di vista, sui fatti storici delle deportazioni e dei lager nazisti durante la II Guerra Mondiale. L'interesse del regista si focalizza in particolare su un problema morale spinoso e di difficile soluzione: è giusto collaborare con l'oppressore per salvare la propria vita e quella dei propri compagni di sventura? Io non saprei tagliare con l'acetta la questione, almeno dalla realtà in cui mi trovo ora. Il film, infatti, propone di continuo situazioni che sembrano tirare la coscienza in due direzioni opposte. Da una parte è pur vero, in generale, che collaborare con gli aguzzini nazisti e aiutarli a condurre la guerra sia un male. Dall'altra parte è anche vero che non si può sacrificare a sangue freddo la vita umana di cinque persone, scelte a caso magari lasciando fuori i sostenitori dell'intransigenza. Forse, per riuscire a dirimere la questione, sarebbe da soppesare gli effetti negativi della collaborazione (soldi falsi, sabotaggio delle economie degli alleati, ecc.) e quelli positivi (la salvezza propria e dei compagni). Bisognerebbe insomma seguire la dottrina del male minore, e fare quello. Quale esso sia, però, non è facile deciderlo.
Accanto a questo, c'è il problema se sia riprovevole o meno godere di un trattamento di favore nel campo di concentramento, rispetto agli altri detenuti che muoiono di fame e di stenti. Questo forse, è più un problema apparente che altro. A mio modo di vedere, si potrebbe affermare che è meglio che almeno una parte di prigionieri stia un po' meglio e si salvino, piuttosto che stiano tutti male. Certo, poi è facile che i privilegiati si sentano degli imboscati e gli altri nutrano invidia mortale verso di loro. Ma qui siamo già sul piano delle debolezze umane.
Un personaggio che non ha capito niente di questi problemi è il vecchio grafico calvo, che si preoccupa solo che un suo collega è un falsario e non che coloro per i quali lavora sono delle carogne.
L'orrore del lager è secondo me rappresentato con efficacia, benché con tono dimesso e quasi sempre senza enfasi. Questo metodo, però, finisce forse per essere più incisivo dell'enfasi drammatica e del primo piano. Anche certi atteggiamenti di disprezzo e di odio da parte dei membri della Gestapo la dice lunga su tutta una mentalità aberrante e disumana, di cui ci vengono mostrati solo degli scampoli.
L'unico difetto evidente del film mi sembra essere il protagonista, secondo me un attore decisamente inespressivo. In ogni caso è una pellicola da vedere, e molto idonea alla riflessione e al confronto.
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