Avvolte dalla nebbia densa e dal grigiore metropolitano si muovono confusamente diverse figure: c'è la giovane maestra che litiga per futili motivazioni con il marito, la ragazzina persa per il giovane musicista, la donna frustrata che sfoga l'insoddisfazione bevendo e accanendosi sul suo compagno...
Note
Un'umanità naufraga e autoironica, il gusto della surrealtà e un tratto al contempo cupo e leggero: l'esordio di Roy Andersson è un saggio di humour nero dagli sfondi quasi monocromatici e dal sapore teatrale. Giovinezza e vecchiaia, amore e morte, il tutto percorso dalle ansie e dalle nevrosi che i personaggi cercano di scrollarsi di dosso con la musica.
Anderson costruisce le sue pellicole per quadri isolati, vedute del mondo, spazi definiti, personaggi che riassumono il non senso dell'esistenza. Opere sempre di straordinaria rilevanza comunque che formano un mosaico che potremmo definire cinema dell'assurdo quotidiano dal forte retrogusto amaro. Assolutamente da non perdere.
Voto 5. Inizio catturante, il surrealismo esistenziale affascina ma poi si entra nella ripetizione e diventa più che altro questione di stile, a tutto danno dei contenuti, alla fine un po’ sbiaditi. [06.09.2009]
chiunque non abbia ben chiaro cosa sia il montaggio interno all'inquadratura venga a lezione di roy andersson. alta scuola, ritmi ed umorismo scandinavi non per tutti i gusti.
Un film, quello di Roy Andersson, che mette alla berlina i paradossi surreali dell’esistenza. Metafisico e astratto, crudele e al tempo stesso giocosamente grottesco, è una straordinaria ed affascinante sarabanda sul senso della vita, quasi un “finale di partita” che non ha “giorni felici” da rappresentare e ricordare nel quale vengono rispecchiati - proprio… leggi tutto
Sì, bello. Ma: già visto. Andersson ha avuto un colpo di genio (e l'ha intitolato World of glory, cortometraggio uscito nel 1991); l'ha persino migliorato dandogli una forma di lungometraggio e atmosfere e caratterizzazioni e dialoghi ancora più ansiogeni - in realtà tragicomici, perchè la componente ironica è sempre alta nei suoi lavori e non viene mai… leggi tutto
Musicisti solitari, maestre frustrate, una coppia punk alla deriva, la ragazzina innamorata del musicista, l'impiegato che subisce il mobbing e altra strana umanità sono i protagonisti di questo film anomalo costruito come una serie di sketch tutti ripresi allo stesso modo: cinepresa fissa a terra e grandangolo. Siamo tra il cinema nichilista di Kaurismaki e lo sperimentalismo del Von… leggi tutto
Musicisti solitari, maestre frustrate, una coppia punk alla deriva, la ragazzina innamorata del musicista, l'impiegato che subisce il mobbing e altra strana umanità sono i protagonisti di questo film anomalo costruito come una serie di sketch tutti ripresi allo stesso modo: cinepresa fissa a terra e grandangolo. Siamo tra il cinema nichilista di Kaurismaki e lo sperimentalismo del Von…
"Preferisco pensare che Dio non sia morto, ma solo ubriaco." ~ John Huston
Accorrono cineasti da ogni angolo del pianeta solo per consigliarci film. Un messicano, un inglese, un tedesco, un…
Imperdibile come ogni opera di questo genio misconosciuto del cinema contemporaneo, "You, The Living" è tuttavia inferiore al capolavoro assoluto "Canti dal secondo piano". Di quest'ultimo vengono riprese le coordinate estetiche e poetiche: fra piglio umoristico, intermezzi musical, inquadrature immobili, scenografie stilizzate, fotografia plumbea, garbato estro visionario, cura maniacale del…
Sì, bello. Ma: già visto. Andersson ha avuto un colpo di genio (e l'ha intitolato World of glory, cortometraggio uscito nel 1991); l'ha persino migliorato dandogli una forma di lungometraggio e atmosfere e caratterizzazioni e dialoghi ancora più ansiogeni - in realtà tragicomici, perchè la componente ironica è sempre alta nei suoi lavori e non viene mai…
La musica, lei, è l'unica certezza, nella bislacca natura della vita: il dolore non turba la sua armonica bellezza, né le incongruenze degli eventi ne intaccano la sublime perfezione. Il suo ritmo si posa imperturbabile, sugli istanti della nostra esistenza, che è sghemba come le prospettive di un quadro surreale, e scialba come una tinta pastello annacquata. È sempre…
Invece di uscire, gioisci. Si sparla tanto della crisi del cinema, aria tra i denti nel definire colpe con la precisione di un boia libero professionista. Mi sto chiedendo con sempre più stupore se la crisi non sia …
Cinquanta piccoli quadri di storie che mimetizzano nel non sense i macroscopici disagi della vita, colori virati verso l’azzurro e il verde, città grigie, istantanee di naive infelicità. Andersson, teorico del “cinema del trivialismo” è anticonvenzionale non narratore ed anarchico vate dell’ incoerenza o della coerenza della non narrazione. Bisogna abbandonarsi al surreale senza…
La ricerca del grottesco è riuscita, l'atmosfera rarefatta è ben fotografata. I volti per descrivere le miserie dell'umanità sempre in bilico tra il tragico ed il comico, sono perfetti. Eppure il film nel giro di un quarto d'ora perde la sua freschezza, si riavvolge su se stesso e alla fine annoia.
Artica "sit-com" d'autore composta di surreali micro-storie e frammenti tragicomici: dispetti di condominio, dipendenze alcooliche, sogni ricorrenti, minuscole meschinità e incoerenze quotidiane svelate in punta di piedi. Un universo urbano ipergrottesco osservato con arguzia, ironia e un pizzico di malinconico silenzio. Andersson strizza l'occhio a Kaurismaki e a Tati ma lascia una firma molto…
Che bella sorpresa! Un film di Roy Andersson! Facciamo le presentazioni: svedese, classe 1943, esordio con Una storia d'amore (1969); lavora in pubblicità: ed è bravissimo; secondo film: Giliap (1975); poi un silenzio di 25 anni, interrotto soltanto da due corti memorabili: È successo qualcosa (1987) sull'AIDS, e Mondo di gloria (1991) che si trova in dvd in un'antologia di corti europei. Nel…
Un film, quello di Roy Andersson, che mette alla berlina i paradossi surreali dell’esistenza. Metafisico e astratto, crudele e al tempo stesso giocosamente grottesco, è una straordinaria ed affascinante sarabanda sul senso della vita, quasi un “finale di partita” che non ha “giorni felici” da rappresentare e ricordare nel quale vengono rispecchiati - proprio…
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Commenti (4) vedi tutti
Anderson costruisce le sue pellicole per quadri isolati, vedute del mondo, spazi definiti, personaggi che riassumono il non senso dell'esistenza. Opere sempre di straordinaria rilevanza comunque che formano un mosaico che potremmo definire cinema dell'assurdo quotidiano dal forte retrogusto amaro. Assolutamente da non perdere.
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792Voto 5. Inizio catturante, il surrealismo esistenziale affascina ma poi si entra nella ripetizione e diventa più che altro questione di stile, a tutto danno dei contenuti, alla fine un po’ sbiaditi. [06.09.2009]
commento di PPstratodermico voto: 7
commento di kurosawachiunque non abbia ben chiaro cosa sia il montaggio interno all'inquadratura venga a lezione di roy andersson. alta scuola, ritmi ed umorismo scandinavi non per tutti i gusti.
commento di corraudo