Regia di Fabrizio Bentivoglio vedi scheda film
1976. Fausto (Merolillo) è un giovane chitarrista casertano che suona sotto la direzione di un bidello (Toni Servillo) e al soldo di un impresario (Mahieux) che ripete continuamente "the show must come on". Da quest'ultimo il ragazzo spera di ottenere il contratto di lavoro che gli consentirebbe di evitare il servizio di leva. Le speranze si ingigantiscono quando Augusto Riverberi (Bentivoglio), che ha goduto del suo quarto d'ora di celebrità per via di una relazione con Ornella Vanoni, passa al comando dell'orchestra di cui fa parte Fausto, una specie di Armata Brancaleone del pentagramma. Il semidivo prende in simpatia il ragazzo, lo chiama Johnny - come a Caserta verrebbe bonariamente apostrofato qualcuno chiamandolo Fritz o "capo" - e lo invita al Nord per suonare con lui. Ma a Milano i sogni di gloria di Fausto si spengono.
Già in Tipota, il cortometraggio che diresse nel 1999, Bentivoglio - uno degli attori più dotati della sua generazione - aveva dato prova di flebili capacità registiche. Anche allora, come in questo suo primo lungometraggio, l'ispirazione viene dalla musica degli Avion Travel (con i quali Bentivoglio è spesso apparso in tournée). Il film nasce infatti dai ricordi del chitarrista Fausto Mesolella (che ha firmato una pregevole colonna sonora) ma il risultato è confuso, la regia piatta, l'incedere narrativo annaspante, la miscela di italian graffiti e polvere di stelle bagnata come i protagonisti che suonano sotto la pioggia in una delle tante scene alla ricerca coatta del lirismo a tutti i costi. Lascia perdere, Fabrizio!
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