Regia di Shari Springer Berman, Robert Pulcini vedi scheda film
Parte bene, acido e spiritoso, il film che Shari Springer Berman e Robert Pulcini hanno tratto dal best seller di Emma McLaughlin e Nicola Kraus e che racconta le disavventure di una neolaureata del New Jersey appassionata di antropologia che, per iniziare a sbarcare il lunario fuori casa, preferisce a una carriera “in carriera” il lavoro di tata in una ricca famiglia dell’East Side newyorkese. Lavoro massacrante e “round the clock”, fatto soprattutto da ragazze e signore di colore o di altri paesi, sulle quali finiscono per abbattersi tutte le
nevrosi, le incomprensioni, le disfunzioni delle famiglie. All’inizio, quando Annie, la protagonista, va a visitare il Museo di Storia naturale di New York (nel West Side, zona della città interdetta al bambino di casa, perché ritenuta “pericolosa”, come viaggiare in metropolitana o mangiare dolci), nelle teche di vetro che ospitano la ricostruzione di scene di vita “preistorica” vede apparire alcuni tipi femminili attuali: “la Stilista di Tribeca”, “l’Avvocatessa di Park Lane”, “la Barbona di Central Park” e, finalmente”, “la Mamma della 5ª strada”, elegantissima, snob, nervosa, sempre indaffarata tra shopping e pranzi con le amiche e perciò impossibilitata a occuparsi dei figli. C’è bisogno di Mary Poppins: un ombrello rosso vola in cielo e risuonano le note della canzone dello spazzacamino. Ma la dose di divertita cattiveria che anima la prima parte del film si stempera in fretta in una narrazione più convenzionale e prevedibile e dall’entomologia sociale si passa ai buoni sentimenti.
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