Regia di Etgar Keret, Shira Geffen vedi scheda film
E' un film che si compone di diverse storie e diversi personaggi, alcuni più presenti altri meno, che non per questo però è frammentario o dispersivo. Le vicende risultano tutte interessanti e si seguono con piacere; ciò che le accomuna è la precarietà della vita e la sofferenza dei loro protagonisti. Tutti sono piuttosto "mal messi", pieni di problemi, con traumi e sofferenze nel passato, con speranza fallaci nel futuro. Nel caso degli sposi sfortunati si sfiora il patetico, senza però cadervi.
I due registi coniugi prestano attenzione alla psicologia e allo stato d'animo dei loro personaggi, che si sforzano di osservare da vicino e da dentro. In tal modo, anche le figure meno presenti, come la badante filippina o persino i genitori della ragazza, finiscono per avere una certa indentità, una data situazione familiare e persino un passato, il tutto con pochi indovinati tocchi. Il loro sguardo sulla sofferenza dei personaggi è di compassione, e non di cinismo, del quale non sento affatto il bisogno.
Un neo è secondo me rappresentato dal finale vagamente surreale e troppo enigmatico, che confonde un po' in fondo a un'opera di rigido realismo e anzi minimalismo quotidiano. Tuttavia è un piccolo difetto, che non compromette quello che è un bel film. Da vedere, con sguardo umano e partecipe.
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