Regia di Claudio Risi vedi scheda film
Quando Boldi e De Sica divorziarono, non pochi tirarono un sospiro di sollievo. Poi De Sica ha continuato sulla sua strada, assistito dall’amorevole e furbo Aurelione De Laurentiis, e Boldi ha cercato di batterne altre, la prima col fallimentare Olè, tentando di accoppiarsi con Salemme, non riuscendoci. E allora han pensato bene – quelli di Medusa, i suoi nuovi datori di lavoro – di non affiancargli nessuna spalla ma di ergerlo a protagonista assoluto, semplicemente contornato da caratteristi dalla comicità inflazionata come Sconsolata Barbera, Biagio Izzo ed Enzo Salvi. Dietro la diabolica macchina ci sono i soliti fratelli Vanzina che, non contenti di diffamarsi con certe commediacce, hanno deciso di infangare stavolta il nome del fino ad ora poco utilizzato Claudio Risi. La pappa non cambia: la commediola vorrebbe ispirarsi un po’ alla sophisticate comedy e un po’ al primo Vanzina, quello più buffo ed innocuo, indirizzato anche ad un pubblico baby, ma è un eufemismo dire che le carte giocate non fanno poker (né tantomeno una doppia coppia d’assi). Le risate stentano a presentarsi, la comicità pseudo-demenziale di Boldi è ormai roba vecchia e stranota, il contesto è a dir poco scadente. Inutile constatare che nemmeno i presunti rimandi al cinema moccian-brizziano sono bolsi e forzati. La confezione prenatalizia è curiosa, ma è mera azione commerciale: non essendoci partita a Natale, si ripiega al prefestivo, quando il biglietto costa anche di meno. Non saprei se augurare a Boldi un’altra occasione. Non deve cambiare lui, ma ciò che fa. Se si ostina con questi filmetti da quattro danari, che non fanno ridere (e dunque non realizzano l’obiettivo prestabilito), degenererà nel patetico. Ed è triste per un comico affondare nel ridicolo patetismo.
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