Regia di Ben Affleck vedi scheda film
Senza presunzioni o moralismi; senza assoluzioni e ipocrisie, Gone baby gone osa mostrare con palmare chiarezza la relatività del labile confine che divide ciò che è giusto, da ciò che non lo è. Il film, infatti, non ne traccia la linea divisoria; non potrebbe farlo. La cerca, sì, ma alla fine si arrende all’evidenza. E allora punta il dito verso lo spettatore e, senza offrirgli altra possibilità di scelta, chiede a lui di prendere posizione. Anch’egli dovrà rispondere all’annosa domanda: “da che parte stare?”. E il dramma vero - che, però (nella misura in cui viene mirabilmente dischiuso dal film), si dimostra strumento di elevazione al quadrato della qualità del film stesso - è che, a una tale domanda, non c’è un’univoca risposta. E non ci sarà mai.
Gone baby gone è un grande film per questo. Edificato su fondamenta granitiche (regia incredibilmente - vista l’esperienza di B.Affleck dietro la mdp - professionale, sceneggiatura - senza significative smagliature - robusta, cast più che eccellente, fotografia e scenografia splendide nell’immortalare impietosamente le scorie che inquinano le arterie vitali di Boston) non ha l’arroganza di elargire giustificazioni di sorta, bensì si limita (anche grazie alle sue atmosfere noir e al suo ritmo lento, compassato, ma inarrestabile) a interpellare direttamente lo spettatore, sì da coinvolgerlo e provocare un sincero profondo, trasporto emotivo. E se un film riesce a fare questo, se riesce a provocare un autentico senso d’immedesimazione in chi lo guarda (il quale potrà trovare rispondenza - ma non conforto - nelle prospettive dei diversi protagonisti), beh, si può certo dire che ha saputo adempiere più che egregiamente al suo compito.
B.Affleck si è dimostrato davvero bravo. Chapeau.
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