Regia di Dani Levy vedi scheda film
Non stupisce che Mein Führer (sottotitolo boratiano: La veramente vera verità su Adolf Hitler) alla sua uscita in Germania abbia sollevato qualche discussione, giacché dai tempi di Chaplin e Lubitsch buttare nazismo e Shoah sul ridere è rischioso. Nel nostro caso, il Führer si scopre depresso e insicuro, per questo chiede aiuto a un insegnante di recitazione, per di più ebreo, interpretato dal compianto Ulrich Mühe di Le vite degli altri. Il risultato dell’anomalo incontro è una modesta pochade dalle ampie ambizioni e dal respiro corto, anche a causa di un errore “ideologico” di partenza. Il regista Dani Levy, infatti, cerca di carpire “l’aspetto quasi comico” del personaggio Hitler (ipse dixit) dimenticandosi che solo mantenendo intatta la statura tragica è possibile ridere della sua figura e delle sue azioni. Un tiranno che nella vasca da bagno gioca con paperelle e modellini è puerile, mai grottesco, quasi di gomma, né comico né vero. Non aiuta la prova di Helge Schneider (peraltro disconosciuta dallo stesso attore, che ha preso le distanze), più da museo delle cere che da teatro dell’assurdo. Resta la presenza gentile di Mühe, interprete davvero intenso che un destino cinico ci ha permesso di conoscere appena.
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