Regia di Adriano Celentano vedi scheda film
Quarta regia per Adriano Celentano, progetto faraonico e ambiziosissimo voluto con forza dal Molleggiato con tanto di maestranze monumentali spiattellate nella pubblicità che "pompava" questa pellicola. La quale, oltretutto, sancì la fine dell'idillio miliardario tra il cantante di "Azzurro" e il grande pubblico, che non premiò adeguatamente il grande sforzo produttivo di uno dei grandi campioni di incassi dagli anni Settanta a metà della decade seguente : "Joan Lui" è un'opera cinematograficamente scombiccherata, recitata come capita e scritta senza un particolare senso narrativo, come pure era capitato a "Yuppi Du". Se nel film del '75 però si avvertiva una poetica balzana, astrusa, ma onesta, qui all'Adriano nazionale, tuttavia grandissimo dal punto di vista musicale, il difetto di prendersi troppo sul serio e abbozzare una sorta di apologo messianico fatto maluccio e congegnato scriteriatamente. La semplicistica affermazione di una richiesta di pace in una società caotica che ripete gli errori di sempre cade nel vuoto anche per l'arrabattata regia del protagonista e autore, che si addossa troppo peso anche per un'opera personalissima e potenzialmente devoluta a diventare un film sbagliato.
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