Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film
Il giovane e rampante avvocato Willy Beachum, in procinto di abbandonare l'oscuro ufficio del Procuratore Distrettuale verso uno studio legale privato che lo riempirà di soldi, accetta l'ultimo caso apparentemente banalissimo. Un uomo che ha ucciso la moglie e ha firmato una confessione spontanea. E per di più chiede di potersi rappresentare da solo, rinunciando al difensore d'ufficio.
Sembra il modo migliore per concludere un periodo di trionfi in cui Beachum ha raggiunto l'inusitato tasso di condanna di colpevolezza pari al 97%.
E allora come mai si trova in così grande difficoltà? perché tutte le prove si rivoltano contro l'accusa?...
Come in certi grandi thriller autoriali, anche qui il gioco non è scoprire l'assassino, giacché lo spettatore sa che cosa è veramente successo. Il pathos sta nel confronto fra due personalità, ognuna a suo modo molto acuta e capace, in una sfida fra intelligenze che arriveranno a cedere solo quando per eccesso di fiducia produrranno minime ma fatali perdite di controllo. L'emozione che a volte sconfigge la ragione.
Ritmi incalzanti e trama ben gestita, anche nei personaggi comprimari, in modo da non lasciare allo spettatore la capacità di prevedere l'esito fino agli ultimi 5 minuti dell'epilogo (almeno per me è successo così).
Due belle prove attoriali inoltre quelle di Goslin e Hopkins, entrambi credibili nella loro pur diversa arrogante presunzione, con il secondo che sa dipingerre bene il suo prsonaggio con quelle tinte un po' psicopatologiche che gli sono consuete.
Una bella (ri)scoperta - dopo Schegge di Paura - del Regista Gregory Hoblit, di cui sono diventato curioso di scoprire anche i lavori più recenti.
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