Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film
«I shot my wife... prove it». «Ho sparato a mia moglie... dimostrarlo». Questo è il riassunto del film che vede contrapposti, in un duello in apparenza senza scampo alcuno, ma che invece serberà una sequenza di continue reazioni impreviste da entrambe le parti, senza esclusione di colpi (d'ingegno), un marito tradito meticoloso nella sua vendetta e un giovane astro nascente della procura distrettuale. Il primo cercherà l'immunità eterna rifugiandosi dietro quella double jeopardy già sfruttata numerose volte nella storia del cinema (lo stesso Gregory Hoblit se ne serve con magistrale efficacia in un'altra sua opera, che non rivelerò per non rovinarla a nessuno), mentre il secondo dovrà riuscire a sventare il suo intricato piano, trovandovi quel difetto, quella fracture (da qui il titolo originale, credo) capace di alterarne la perfezione e consegnare così il colpevole alla giustizia. Chi vincerà fra i due? Sarà un piacere scoprirlo, ammirando quest'abile partita a scacchi fino al suo esauriente epilogo.
Un costante botta e sua replica, dai dialoghi professionali e intelligenti ma mai boriosi, gioca con lo spettatore e con i personaggi, soprattutto i due protagonisti. Da che parte stare? Nel comprensibile sentimento di vendetta o nella rettitudine sempre e comunque? Nel rispetto della legge o nella sua trasgressione? Il film non si esimerà dal rispondere.
Accompagnamento riuscito ed efficace, non male. Rientra nei canoni del genere.
Non il suo migliore, a mio avviso, ma comunque buono. La sua carriera dimostra quanto sia a proprio agio nel thriller e ci "sguazzi" con diletto.
Un Hannibal Lecter minore, questa è l'impressione nel vedere Thomas Crawford. Ma il suo sguardo glaciale funziona ancora una volta.
Davvero bravo. Forse il suo Willy Beachum è l'autentica sorpresa del film. Dimostra una caratura che ben sa ricompensare una già ottima scrittura del personaggio.
Nulla di eccezionale. Solo una Nikki Gardner di bella presenza. Recitazione perfettibile.
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