Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Indimenticabile L’armata Brancaleone, un miracolo di contaminazione tra commedia all’italiana e poema ariostesco. Trasandati eredi autonominati della tradizione dei Monicelli e dei Comencini, dei Risi e degli Scola, i Vanzina vorrebbero ricreare quel tono nei nostri giorni. O meglio, trasportare l’ambientazione surreal-buffa in un futuro futuribile, unire l’atmosfera brancaleonesca ad uno scenario alla Mad Max: in soldoni, non fanno altro che intraprendere una digressione assai ambiziosa di un certo filone già sperimentato con A spasso al tempo. Secondo i profetici Vanzina, nel 2061 la nostra povera Italia tornerà divisa come prima dell’Unità, minata dai conflitti generati dalle diverse fazioni che si sono impossessate dei vari territori. È un espediente curioso, ma in realtà è tutto veicolato dalla solita ricetta vanziniana dell’accontentare tutta la popolazione italica, bramosa (?) di identificarsi con almeno un personaggio dell’affresco. Certo, qui c’è una doppia valenza, ma la salsa è sempre la stessa: il terruncello di Abatantuono, i pugliesi Abbrescia e Solfrizzi, il romagnolo Cevoli, il toscano Ceccherini, la siciliana Barbera, i romani Salvi e Impacciatore e così via.
Inoltre, ci sono anche altri palati da soddisfare, come l’extracomunitaria Osvart e il sessualmente ambiguo Jonathan del Grande Fratello. La visione vanziniana è superficiale, approssimativa, futile. Tutte le ambizioni dell’analisi sociologica del nostro Paese (parlare di domani per parlare di oggi) sono inutili. Il film non è totalmente da buttare, anche perché, bisogna ammetterlo, i Vanzina ci vanno coi piedi di piombo. Ovviamente il loro è un passo rovinoso, ma è da apprezzare il tentativo. La storia è solo un pretesto per mettere in scena un road movie neanche troppo avvincente sulle peripezie di una manica di disperati, in cui trova posto anche l’immarcescibile Michele Placido come cardinale Bonifacio, che ormai spunta in qualunque film di qualunque genere, sia noir pulp sia satira corrosiva sia biopic edificante e via discorrendo. L’andatura del film è prevedibile quanto un numero del televisivo Zelig, ma il finale non è male. Battuta sgradevole, quel “ora vi faccio vedere come muore un italiano” è fuori luogo.
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