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The Bourne Ultimatum. Il ritorno dello sciacallo

Regia di Paul Greengrass vedi scheda film

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La recensione su The Bourne Ultimatum. Il ritorno dello sciacallo

di BobtheHeat
7 stelle

Il titolo del film scelto per la distribuzione italiana, "The Bourne Ultimatum - Il giorno dello Sciacallo" richiama curiosamente (ed erroneamente) l'attenzione verso il romanzo di Robert Ludlum. Peccato che di questo non vi sia praticamente traccia, fatta eccezione per il nome del suo invincibile protagonista Jason Bourne. Un fatto questo che potrebbe (continuare) ad irritare e/o deludere i numerosi lettori (tra cui il sottoscritto) del famoso romanziere americano scomparso purtroppo nel 2001,il quale probabilmente dall'aldila' stara' gridando a gran voce: "vendetta" !!!. Fatta questa necessaria premessa, coloro che hanno amato anche i precedenti episodi cinematografici, non rimarranno delusi. Anzi, in un anno ricco di sequel e in particolare di numeri 3, questo e' comunque l'unico veramente ben realizzato. "The Bourne Ultimatum", meglio chiamarlo solo cosi', contiene infatti alcune delle scene d'azione piu' avvincenti mai realizzate e conferma in fondo la riuscita dell'intera serie. La struttura del film e' nota, molto simile in particolare a quella del secondo episodio non a caso sempre diretto dallo stimato Paul Greengrass. Rispetto al solito pero', "The Bourne Ultimatum" non e' un seguito vero e proprio, in quanto la vicenda non prosegue ma piuttosto si incastra alla perfezione con la seconda avventura. Jason Bourne, ottimamente interpretato dal bravo Matt Damon, vera arma letale da combattimento, silenzioso e impenetrabile samurai sempre alle prese con i brandelli della propria memoria, e' infatti suo malgrado continuamente braccato dai suoi "vecchi" amici della Cia, che lo vogliono a tutti i costi eliminare. Niente di nuovo dunque a livello di soggetto. E anche lo stile scelto e' il medesimo: inseguimenti avvincenti, ritmo serrato, montaggio da brividi. Tuttavia anche un "Action Movie" non dovrebbe essere fatto solo ed esclusivamente di questi ingredienti, seppur ottimamente confezionati. Non puo' essere solo un lungo interminabile adrenalinico inseguimento. Perche cosi' facendo il gioco diventa troppo ripetitivo. Gli amanti del genere non dovrebbero comunque perderlo:se tutti i film d'azione fossero cosi', sarebbe gia' una gran cosa. Ma gli elogi fatti da molta critica, specie americana, sono francamente esagerati. Sono convinto che se dietro al raggiungimento del medesimo risultato, ci fosse stata la firma non di Paul Greengrass (...lui viene dal "documentario", dunque e' "un autore", non il solito "fesso" che ad esempio proviene dal "vile" mondo della pubblicita'...), ma di Tony Scott piuttosto che di Michael Bay, il film avrebbe riscosso molti meno consensi. E' comunque fuori luogo parlare di tocco autoriale per un film di questo tipo. E' invece possibile dire, almeno sottovoce, che il regista abusa nell'uso della macchina a mano (Steven Soderbergh "non/insegna")anche nei momenti di calma, generando una lunga serie di immagini inutilmente troppo traballanti? Plauso speciale al cast: le facce di Scott Glenn, Albert Finney e non ultima quella di Joan Allen, sono perfette: tutti hanno poche scene, ma riempiono lo schermo alla grande. Ma chi avra' pazienza di restare sino ai titoli di coda, che scorrono al solito sulle musiche del grande Moby, trovera' conferma che l'efficacia del film e' dovuta in buona parte all'incredibile lavoro degli stuntmen: ma quanti diavolo erano? Voto:7

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