Regia di Paul Greengrass vedi scheda film
Probabilmente il miglior action-thriller di tutti i tempi. Il terzo episodio di "Bourne" per quanto mi riguarda è già un "cult". Proprio pochi giorni fa avevo espresso il mio entusiasmo per un altro action-movie, "Die hard- vivere o morire", ma qui bisogna fare un distinguo. Come dissi recensendolo, il film con Willis era un prodotto che faceva felici i "ragazzoni di ogni età", dunque un prodotto di pura evasione. "Bourne ultimatum" è decisamente qualcos'altro, ha un "peso specifico" molto superiore, è cinema di buon livello, non è un mero susseguirsi meccanico di inseguimenti ed esplosioni, non è solo un videogioco fracassone: è una spettacolare analisi di un individuo alla ricerca di sè stesso e della propria identità, ai tempi del Grande Fratello. Eccitante e mozzafiato, in questo terzo atto le tessere del puzzle cominciano a ricomporsi e il nostro Jason acquisisce consapevolezza di chi è veramente, nonostante resti sempre nel mirino della CIA che lo vuole annientare in quanto uomo scomodo (ed elemento difettoso di un programma); ma lui trasformatosi in macchina da guerra riesce a ribaltare il suo ruolo da cacciato a cacciatore dei suoi nemici e persecutori. Come un James Bond che corre a perdifiato, ma privo dell'armamentario di auto di lusso, spie fascinose e cocktail alla moda: qua c'è solo un uomo solitario contro tutti, che va incontro al rendez-vous definitivo, alla sfida finale. Eh sì, perchè la logica impone che questo sia il capitolo finale di una serie nata da un romanzo di Robert Ludlum nei lontani anni 80, dai quali ci separa, fra l'altro, il solito "11 Settembre", che anche qui si fa sentire, sotto forma di un sofisticato programma top secret di difesa (nome in codice: Blackbriar), in cui viene coinvolto anche il nostro "eroe senza memoria". Lo spettatore si immedesima in Bourne e non ha scelta: l'occhio della camera è sempre quello di Bourne, ne rappresenta tutta l'ansia; a chi guarda sembra di vivere "dentro" il film , con le sue corse pazzesche, a piedi, in auto, in scooter...Da segnalare poi che questo ultimo è decisamente il migliore dei tre episodi: e questo è in contrasto con la consuetudine che vorrebbe i sequel sempre piu' stanchi e ripetitivi degli episodi iniziali. Dicevamo di inseguimenti e di adrenalina: e penso alla corsa incredibile, inaudita, di Bourne attraverso i vicoli affollatissimi di Tangeri (prima in scooter e poi a piedi): ecco, è una lunga sequenza talmente pazzesca che quasi lo spettatore si ritrova ad ansimare a fianco del protagonista!! A questo immedesimarsi concorrono in modo determinante l'instabilità dell'inquadratura e il pieno uso della macchina da presa mobile, che corrispondono allo stato d'animo, in perenne allarme, di Jason Bourne. Ma in tutto questo un bel contributo lo dà anche il taglio (anch'esso ansiogeno che è una meraviglia...) del montaggio. E a questo punto non possiamo esimerci dal rendere merito all'artefice di questo action-movie esemplare, il regista Paul Greengrass che già diresse il secondo episodio di "Bourne", ma che soprattutto è stato molto discusso per il controverso "United 93" (film che io ho amato molto e che già collocai a suo tempo fra i miei "cult"). Greengrass ha dimostrato di privilegiare un suo stile secco, senza fronzoli, quasi di tipo documentario, e i risultati gli hanno dato ragione (230 milioni di dollari al box office USA). E sono proprio i cospicui incassi a farmi temere il peggio, cioè che -visto il successo della formula- qualcuno non decida di prolungarla ulteriormente, rischiando così di rovinare una saga giunta alla sua naturale estinzione. Se mi consentite la battuta, in questo film in cui Bourne è in guerra contro tutti, la vera guerra vinta è quella alla noia dello spettatore che, non avendo un attimo di pausa e di tregua, è continuamente incalzato dalle immagini. Matt Damon è il mattatore assoluto e si riconferma l'interprete ideale di una saga che mette al centro di tutto un uomo solo. Ed è lui (e non gli effetti speciali), lui che corre, lui che fugge, lui che lotta, a garantire adrenalina ed emozioni. Bravo Greengrass: ha saputo rinnovare (o almeno ci ha provato, per quanto il genere lo puo' consentire) il filone action-movie, contrapponendo la tendenza a sperimentare al consueto baraccone di effetti speciali. Ma non dimentichiamo che alla sceneggiatura è presente quel Tony Gilroy che ha recentemente diretto l'ottimo "Michael Clayton". E per finire, è interessante osservare come questo film faccia parte di una tendenza recente da parte di alcuni cineasti americani (o comunque di produzioni americane) a fare luce sulle zone oscure dell'operato della CIA, qua in forma di pura fiction, altrove in forma piu' diretta.
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