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The Bourne Ultimatum. Il ritorno dello sciacallo

Regia di Paul Greengrass vedi scheda film

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La recensione su The Bourne Ultimatum. Il ritorno dello sciacallo

di Lord Holy
10 stelle

Quasi nulla è rimasto dell'omonimo romanzo di Robert Ludlum a parte il titolo, The Bourne Ultimatum, pubblicato in Italia anche come Il ritorno dello sciacallo. Per chi se lo stesse chiedendo (io pure, prima di effettuare alcune successive ricerche), ho appreso che lo sciacallo sarebbe il soprannome di un personaggio abbastanza importante nella saga letteraria, tuttavia mai apparso in quella cinematografica (manco qui).

Questo è il terzo film di una (per ora) tetralogia, che si è guadagnata la vetta nel mio giudizio, perché è certamente fra le migliori opere del genere spionaggio d'azione che io abbia mai visto. Non vi ho riscontrato, infatti, alcun difetto evidente. Sconsiglio comunque questo capitolo a chi si fosse perso i precedenti The Bourne Identity (2002) e The Bourne Supremacy (2004). La trama dei tre, infatti, è irrimediabilmente correlata. Qui si danno per scontati certi eventi e ci si riferisce ad essi, come se si trattasse di un'unica narrazione. Solo recuperando il primo e il secondo, rispettando l'ordine, si sarà allora davvero in grado di apprezzare codesto riuscito seguito.

The Bourne Ultimatum s'insinua tra il prefinale e la conclusione del suo predecessore, espandendone la storia e illustrando quanto accaduto nel frattempo, in una narrazione completa che arriva ad occupare circa 80 minuti. Solo il restante è dedicato ad eventi effettivamente successivi. L'idea è geniale e, ancor più importante, funziona a meraviglia.

Confermati i pregi che ormai da sempre caratterizzano questa serie, dall'insolita sceneggiatura articolata (per essere d'azione nel suo impianto) ai personaggi ben approfonditi. Ovviamente nessuno è in grado di eguagliare il Jason Bourne del grande Matt Damon, però tra i comprimari non vi è alcuno che sfiguri o sia superfluo: le già note Pamela Landy (Joan Allen) e "Nicky" Parsons (Julia Stiles) ma anche i nuovi, ovvero il direttore della CIA, Ezra Kramer (Scott Glenn), il suo vice, Noah Vosen (David Strathairn), e il Dott. Albert Hirsch (Albert Finney) .

Vivamente consigliato. Non è mai noioso, avvince grazie alla tensione sempre intensa, si può apprezzare senza scollegare il cervello (anzi) e parimenti si avvale di incredibili sequenze d'azione. Chi esigerebbe di più?

Molti nodi verranno finalmente al pettine. Le domande fondamentali troveranno la risposta tanto attesa. Ma non tutto è compiuto. Vi è, infatti, The Bourne Legacy (2012), che io suggerirei in ogni modo di vedere dopo gli altri tre.

Sulla trama

Tutto quello che desiderava era sparire. Invece adesso Jason Bourne è perseguitato dalle persone che lo hanno reso quello che è. Dopo aver perso la memoria e l'unica persona che amava, si trova ad affrontare una nuova generazione di killer altamente addestrati. Bourne ha un unico obiettivo: tornare all'inizio, per scoprire chi era, viaggiando tra Mosca, Parigi, Madrid e Londra, fino a Tangeri e New York.

Sulla colonna sonora

Perché cambiare una formula vincente? Riecco allora John Powell, cui erano state affidati pure i due episodi precedenti, il quale si conferma un maestro nel comporre delle musiche all'altezza del compito, stimolanti e ricche di adrenalina. Il tema principale, udibile a tratti nel corso del film e nel suo complesso durante i titoli di coda, è Extreme Ways, di Moby.

Cosa cambierei

Magari il non aver letto il libro è la sola ragione per la quale non ho critiche.

Su Paul Greengrass

Il suo "stile" concitato nelle riprese o si ama o si odia. Per il resto, imprime un ritmo eccezionale, senza respiro.

Su Matt Damon

Bravo e convincente ancora una volta. Ottimo pilastro per la serie, solido e assorto, carismatico ed empatico. Al top!

Su Paddy Considine

Simon Ross, un reporter del The Guardian di Londra che ha indagato su Treadstone.

Su Edgar Ramirez

Paz, uno dei due "assets" di Blackbriar incaricati di eliminare Bourne.

Su Julia Stiles

Recupera di nuovo la parte di Nicolette "Nicky" Parsons e ne sostiene bene il ruolo espanso.

Su David Strathairn

Lo spietato Noah Vosen, ai vertici dell'operazione Blackbriar. Valida prova.

Su Joan Allen

Assai gradito ritorno, è la risoluta Pamela "Pam" Landy, forse la miglior presenza femminile dell'intera saga.

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