Regia di James Mangold vedi scheda film
Quando ci si trova di fronte ad un remake, e specialmente al rifacimento di un caposaldo del cinema o di un suo genere, viene inevitabile porsi le stesse vecchie, forse abusate, domande. Come ad esempio: perché fare il remake di un film già a suo tempo riuscito? E soprattutto: perché rifarlo uguale? E se invece dev'essere rifatto con numerose varianti, tante da non riconoscerlo quasi più, perché non fare direttamente un altro film? Fermo restando che, anche nel cinema, ognuno è libero di fare ciò che vuole (nei limiti della legge, dell'etica e del budget), la spiegazione più plausibile, secondo me, oscilla tra la volontà di omaggiare un mito e quella di sfruttare un titolo di richiamo, tale quanto meno per il pubblico dei cinefili. Detto questo, si può ammettere che Quel treno per Yuma di Mangold è l'aggiornamento del vecchio film di Delmer Daves ai gusti del Duemila, con più azione, più spari, un maggiore ruolo del figlio del protagonista e, tutto sommato, qualche svolta alquanto gratuita. Manca quasi completamente la tensione che Daves aveva saputo creare, semplicemente rinchiudendo due uomini in una stanza d'albergo. Discreta la prova degli interpreti, ma, mentre la faccia scavata di Bale rende la sofferenza di Van Heflin, questo Russell Crowe non ha il carisma, nonostante un doppiaggio fatto di voce cavernosa abbinata a battute ad effetto, di quel Glenn Ford.
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