Un non credente nel paranormale studia.... il paranormale, ma si imbatte in una camera troppo maledetta. Oppure è tutto un incubo interiore?
E’ un film fatto con molto impegno e mezzi, ed è interessante e coinvolgente, tuttavia non mia ha convinto. Il motivo è lo stesso che ho riscontrato in altri film americani degli ultimi anni che trattano l’argomento controverso del paranormale, cioè che la pellicola mette troppa carne al fuoco, fa un discorso troppo ardito e complesso, vuole dire troppe cose, lancia interpretazioni cervellotiche.
Di buono c’è sicuramente la tensione che non manca, gli effetti speciali poco digitali, e l’ambientazione nella stanza maledetta. Quindi l’attenzione e la tensione sono assicurati.
Ma veniamo al contenuto e al messaggio. La stanza maledetta è una metafora dell’interiorità del protagonista, che soffre di traumi, ricordi rimossi, sensi di colpa, e gli sconvolgimenti che vive nella camera sono in realtà la materializzazione di conflitti interiori? Avviene tutto nella sua mente come un incubo? Oppure la stanza e i fenomeni sono reali e si intrecciano con i drammi interiori del protagonista? Oppure ancora il film semina volontariamente confusione sull’interpretazione della situazione? Questo non l’ho capito, ma avrei voluto capirlo, o che il film ce lo dicesse.
Qualche altro problema l’ho ravvisato nell’interpretazione di John Cusack, derivante non dalle capacità dell’attore ma dalle indicazioni del regista. Perché, ad es., dopo il primo piccolo incidente alla mano lo coglie un attacco d’ira, e si mette a sbattere gli oggetti per la camera, invece che chiedersi cosa sia successo, o spaventarsi? Trovo la sua una reazione fuori dal contesto. Per il resto, Cusack si impegna molto e direi che dà una buona interpretazione.
Un po’ meno ambizioso e cervellotico, e il film ci avrebbe guadagnato. Un buon modello di interpretazione aperta ma non cervellotica (e modello per cento altri motivi) è il capolavoro di Robert Wise “Gli invasati”, che consiglio a tutti.
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