Regia di Mikael Håfström vedi scheda film
Essendo compito principale di un film horror quello di metter paura, certamente, grazie ad un efficace montaggio rapido e scattante, la porzione orrorifica del film, claustrofobizzato dentro la stanza 1408 del Dolphin Hotel di New York, si difende piuttosto bene. Se però ad un film horror si vuole chiedere anche qualcosa di più che non sia il semplice farsi catturare dalle paure inconsce che inchiodano alla poltrona, e si vuol anche dare almeno un minimo di sceneggiatura che introduca ed eventualmente accompagni all'uscita dal tunnel dell'orrore nudo e crudo, allora questo film fa un po' acqua (e non solo nella scena dell'oceano che fa irruzione nella stanza d'albergo). L'introduzione della vicenda, del personaggio, e soprattutto il rocambolesco dentro/fuori dall'incubo offerto nel finale (oltre allo stucchevolissimo, insulso colloquio tra Cusack e Jackson nell'ufficio del direttore), sono tutti elementi che, per eccesso o per difetto, tolgono credibilità e pregio al film in generale.
Non classificabile Samuel L. Jackson per va della parte affidatagli ridotta a soli pochi minuti, anche la scelta di Cusack non pare troppo felice, essendo secondo me il suo facciotto ganascioso e la sua boccuccia a cuoricino troppo lontani dalla drammaticità esasperata di un horror come questo.
Tutto sommato, appena appena sufficiente.
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