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1408

Regia di Mikael Håfström vedi scheda film

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La recensione su 1408

di giulioboy
8 stelle

Ottima trasposizione del romanzo breve del Re del Maine, giustamente la sua migliore trasposizione (Shining permettendo).
L'inizio è stupendamente narrato e girato, in grado di farci conoscere perfettamente il personaggio interpretato da Cusack, scrittore di libri non tanto conosciuti che miscredente di natura, non crede all'esistenza dei fantasmi; molto bello anche il lungo dialogo fra lui e il direttore dell'albergo Dolphin (un grande Samuel L. Jackson) in cui si trova la camera incriminata, una vera perla di sceneggiatura e dialoghi fatti di botta e risposta che non fanno altro che coinvolgerci integralmente nella situazione, di effetto anche quando il direttore racconta cosa è successo ai precedenti inquilini della camera.
Da mozzare il fiato la scena dove Cusack percorre i corridoi dell'albergo per raggiungere la stanza, grazie a quell'aria di tensione che si crea attorno.
Nella seconda parte, da quando il protagonista mette piede nella stanza, inizieranno strani e terrificanti fenomeni che ci faranno tenere incollati alla poltrona senza mai distogliere lo sguardo, è questo il grande pregio del film, ovvero farci appassionare alla vicenda e seguirne gli sviluppi spinti dalla nostra curiosità senza essere sbalzati dalla sedia (anche se questi momenti non mancano, ma solo per la totale immedesimazione dello spettatore) di continuo solo a causa di sbalzi sonori tipici dei film di genere, un altro pregio è di aver trasportato letteralmente la paura e la suspance che solo i romanzi di King riescono a trasmettere e dove le altre trasposizioni fallivano, riducendosi solo a dei ridicoli horror.
Assistiamo così a situazioni incredibili, dove il tempo non è più calcolato e la realtà si confonde con le allucinazioni in modo tanto perfetto che è impossibile capire cosa sia realmente, la scena di lui in ospedale per la prima volta ne è un chiaro esempio: siamo letteralmenti presi in giro anche noi!
Gli effetti speciali sono ben fatti, senza essere troppo invasivi: stupendi gli effetti del "vedo non vedo" e la scena della finestra, ma anche quella della balconata che percorre il protagonista, insomma...una vera e propria "orgia" di situazioni impensabili, intriganti ed inquietanti!
Il finale sa di catastrofico con tanto di nevicata gelata e un'inondazione...tutte nella stanza!
Il finale è nella norma, ovvero buonista ma con quell'alone di mistero che ancora permea, l'ultima battuta ve ne darà l'esempio.
Si astengano quelli che quindi cercano effetti splatterosi perchè qui non ne troveranno, dato che si tratta più di un horror-thriller, una radicale introspezione nell'animo umano, in questo caso nell'animo del protagonista che (dobbiamo ringraziare la stanza) dovrà combattere con le proprio paure, i propri scheletri nell'armadio che questa stanza è in grado di rivolgergli contro come il rapporto con suo padre e con la sua figlioletta a cui non è stato molto presente, da come capiamo, che è morta a soli 8 anni; la stanza appunto lo aiuta a superare queste sue paure, togliendosi cosi un peso sulla coscienza che troppo lo aveva rovinato portandolo a separarsi da sua moglie ma che alla fine, quando lui le chiederà aiuto dalla stanza lei arriverà, risollevando il rapporto; come del resto fa sempre King con le sue opere, egli infatti ci spaventa principalmente con le nostre paure, quelle più recondite nel nostro animo.
Tutto questo non sarebbe riuscito perfettamente se non grazie all'ottima interpretazione di John Cusack, perfetto ad interpretare un uomo prima indifferente, poi timoroso infine incline alla pazzia.
Bravo, come già detto, anche Samuel L. Jackson, "luciferino" al punto giusto. Peccato per il suo ruolo marginale che non sfrutta appieno tutte le sue grandi capacità.
Brava anche la McCormack nella parte della moglie di Cusack.
Piccola parte anche per Tony "Detective Monk" Shalhoub.
Ottimo il montaggio, la fotografia che con quei colori caldi ed accesi all'inizio fanno "accomodare" lo spettatore ma poi diventeranno più oscuri, più dark i quali gli trasmetteranno ansia e tensione.
Buone e d'effeto le musiche.
Il regista Håfstrom svolge un'ottimo lavoro sapendo muovere bene la macchina da presa ed insieme ai tre sceneggiatori costruisce una graduale ascesa andrenalinica basata sulla immedesimazione.
Speriamo che l'horror (ed i suoi sottogeneri come questo) continui su questa strada.

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