Regia di Julian Jarrold vedi scheda film
La Emma della Paltrow vi è parsa leziosa ma vacua? E la Elisabeth della Knightley inespressiva e postmoderna? Il Frank Churchill di McGregor vagamente ridicolo, ed il Mr. Darcy di Macfadyen senza carattere? La regia di McGrath travolta da una sceneggiatura anonima, e quella di Wright travolta da una mania di protagonismo inopportuna (con cambiamenti al testo...inammissibili?)
Non avevate visto ancora "Becoming Jane", che come sottotitolo potrebbe avere "al peggio non c'è mai fine".
Va beh, ammettiamolo, il compito non era facile. La Jane del titolo non è una Jane qualunque, insomma, parliamo della Auten, pietra miliare della letteratura inglese ma anche occidentale, la nascita del romanzo, una "codifica" tutta personale ed innovativa del dialogo in letteratura, il neoclassicismo (o preromanticismo). Ed in più, straordinariamente, donna! Rivoluzionaria nel sistema. Appassionata nella tranquillità. Ironica ma mai sgarbata. Che ne esce dunque? Un film dove manca, su tutto, la scrittura. I dialoghi sono un miscuglio, per nulla originale, di citazioni letterarie e apporto originale degli autori. Siamo lontanissimi dagli esiti originali di Stoppard in "Shakespeare in Love" (ironia, ironia, ironia), qui ci si prende maledettamente sul serio, ed il risultato è piuttosto ridicolo. Se poi, ci si mette la Hathaway, modi assai poco british e quell'aria mediocremente perbenino, il disastro è dietro l'angolo. Un po' Elisabeth, un po' Anne, un po' Emma, un po' Elinor, un po' Marienne. Mai Jane, che fu molto molto di più. Il tutto scorre lentamente, tanto lentamente, senza emozioni. Pure McAvoy (che si sà, è tanto caruccio e quando vuole sa pure recitare) si perde nel guazzabuglio. Come sempre in questi casi, si salvano costumi ed ambientazioni. Le scene del ballo (ma le scelte musicali, ovvie). E qualche comprimario di lusso.
Chiudo con una citazione (meglio in italiano, più comprensibile ai più. Anche se è ovvio, in lingua, è un'altra cosa), la grandezza di una donna e di una scrittrice, la sua straordinaria carica innovativa:
"...No, io credo che siate (gli uomini) capaci di tutto ciò che è importante e onesto nella vita matrimoniale. Credo che possiate essere all'altezza di ogni sforzo e di molta tolleranza nella vita domestica finchè - se mi è concesso l'espressione-finchè avete uno scopo, almeno, cioè finchè la donna che amate vive, e vive per voi. Il privilegio che rivendico per il mio sesso ...è che sappiamo amare di più, anche quando l'esistenza o la speranza sono finite..." (Persuasione)
Di questa grandezza, di questa complessità e profondità, nel film, purtroppo, neanche l'ombra
I dolori della giovane Jane. Ma, fortuna per lei, se la cava meglio di Werther
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