Regia di Oliver Hirschbiegel vedi scheda film
"Invasion" è un film sbagliato fin dalla sua genesi. La storia non è affato nuova - questo è risaputo - anzi, al contrario, fino ad oggi, ha avuto illustri precedenti "d'autore": dall'originale (mitico) "L'Invasione degli Ultracorpi" di Don Siegel con Kevin McCarthy,a seguire la versione di Phillip Kaufman, anche Abel Ferrara ha detto la sua sull'argomento ("Ultracorpi - L'Invasione Continua"). Quindi appare evidente che le premesse di realizzazione del film siano fin da subito fiacche: per quale ragione realizzare per l'ennesima volta una storia già vista così tante volte, quindi, a questo punto, senza più un reale interesse? Due essenzialmente i motivi: carenza di idee ed incassi facili (per inciso, il film, mi pare costato 80 milioni di dollari, è stato disertato dal pubblico di ogni latitudine). Se a ciò si uniscono problemi di carattere produttivo, distributivo e qualitativo, ecco pronto il prototipo del "film sbagliato" per antonomasia. Guardando il film, difatti, il primo elemento che salta all'occhio è il gran pasticcio che è stato realizzato a livello di sceneggiatura, molto confusionaria. Va detto che "Invasion" ha avuto, come accennato, una produzione travagliata, frutto della miopia "artistica" degli studios: una volta girato e montato, il film di Hirschbiegel è stato oggetto di una nuova sessione di riprese, effettuate da un altro regista (mi pare James McTeigue) per renderlo meno "cervellotico" e più "d'azione". Risultato: la trama procede in maniera frammentaria, per accumulo di situazioni che appaiono a casaccio, quasi scollegate tra di loro, in maniera disomogenea, quasi si fosse fatto un "purè" tra il primo girato e le scene aggiunte in un secondo momento. Insomma, il propagarsi delle spore aliene tra la gente avviene in maniera ben poco drammatica, senza quella tensione da clima "apocalittico" che sarebbe stata richiesta dalla vicenda; si vedono,al massimo, gruppi di persone già contagiate che se ne vanno in giro come degli automi ed altre, ancora sane, portate via dalla polizia: non si da l'idea della gravità della situazione, non c'è pathos nella trama. Inoltre, la risoluzione della vicenda appare parecchio forzata: il figlio della Kidman che - guarda caso - è immune alle spore; la Kidman stessa che, in mezzo alla strada, tra la folla - ancora guarda caso - riesce a scorgere una sua paziente anch'essa immune. Ripeto, secondo me la sceneggiatura è stata pasticciata troppo. Poi, mi chiedo (domada retorica) il motivo per cui in questo genere di film bisogna sempre inserire il bambino di turno: il personaggio della Kidman perde tempo prezioso durante il film a cercare il proprio figlio anzichè una cura; lei e il ragazzino passano il tempo a fuggire dall'ex-marito: sono scene stucchevoli, non sono nemmeno così importanti ai fini pratici della trama. E poi mi chiedo anche perchè (seconda domanda retorica) tutti i bambini, al cinema, debbano apparire come degli insopportabili genietti petulanti. Anche il personaggio della Kidman, se è per questo, non è meglio degli altri, visto che le sono stati "caricati" tutti i peggiori luoghi comuni del cosiddetto "femminismo" moderno: la stessa Kidman, in una scena del film, si definisce una "femminista post-moderna" (post-moderna di che?) e nel film si da l'impressione che tutte le colpe del divorzio siano da attribuire solo e soltanto al marito "cattivo" (Jeremy Northam), mentre il personaggio della Kidman appare bello, bravo ed immacolato (naturalmente il marito "kattivone", tra le altre cose, è anche il primo ad essere infettato dalle spore): dei personaggi tagliati a colpi d'accetta, per usare un eufemismo. La Kidman, come attrice, in questo caso mi ha detto ben poco: lungo il film si limita a sgramare gli occhi per la paura o a piagnucolare. Inoltre, Daniel Craig che cosa ci fa all'interno del film? Il suo personaggio appare e scompare dalla scena senza una vera logica e senza una effettiva importanza per la trama: per un attore come Craig, dotato comunque di un certo carisma, si tratta di una performance assolutamente potabile, basata su un personaggio anonimo che non gli permette alcun "guizzo" recitativo. Il virus alieno viene propagato con gli infetti che "svomitazzano" nel caffè o direttamente in faccia alle persone sane (una trovata assolutamente di cattivo gusto) e le pochissime scene d'azione presenti sono curiosamente (ed erroneamente) inframezzate dai dialoghi dei protagonisti, perdendo così tutto il loro dinamismo. Oliver Hirschbiegel è l'ennesino regista vittima dell'esportazione del proprio talento: se in patria aveva dimostrato polso e carattere girando film dal respiro internazionale come "The Experiment" e "La Caduta" , appena approdato ad Hollywood si è subito ritrovato invischiato in questa produzione confusa dove le sue potenzialità sono state molto ridimensionate (ed anche i film successivi ne sono una riconferma). "Invasion", perciò, è un film fallimentare, un passo indietro per tutti quelli che vi hanno partecipato. Dimenticabile.
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