Regia di Matthew Vaughn vedi scheda film
Forse è il palato abituato troppo bene da (saghe) fantasy che lambiscono la perfezione. Forse è il ruolo di De Niro che, in nome della versatilità (unico attributo che pare possa fornire il patentino di grande attore), concentra in una sola interpretazione 2 sconvolgimenti epocali (personaggio puramente fantasy e smaccatamente gay). O forse è il farraginoso affastellamento dei (troppi?) piani narrativi, che sono costretti ad intrecciarsi in poco più di due ore di pellicola (quando forse ne sarebbero serviti il doppio), con la conseguente narrazione raffazzonata e approssimativa di alcuni passaggi. Sta di fatto che “Stardust”, al termine della visione, ma forse già durante, risulta una mezza delusione. Non un film-bufala, per utilizzare, nostalgicamente, una vecchia terminologia accademica: ci sono effetti speciali degni, una fotografia adatta, attori capaci e una storia valida. Ma il film è bruttino perché ha una sceneggiatura approssimativa, una regia didascalica ed uno svolgimento farraginoso. Impietoso paragonare Stardust ai mostri sacri mangia-Oscar visti negli ultimi tempi, per troppe ragioni. Consiglio di guardarlo solo ed esclusivamente se non ci si è innamorati (o magari non ancora) dei personaggi di Hogwarths o di quelli della Terra di Mezzo.
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