Regia di Robert Redford vedi scheda film
Alla guerra vanno i leoni ma a comandare sono gli agnelli.Questo il senso di uno degli onnipresenti dialoghi di questo film,un vero e proprio sunto della politica bushiana da cui si parte per elabiorare le proprie tesi in forma di pamphlet di protesta.E'un film che non c'entra nulla con tutto il ciarpame mediatico e cinematografico che ci inonda quotidianamente,che se ne infischia delle regole del mercato,che usa divi in parti scomode e comunque non adatte all'egocentrismo che li caratterizza.E'un film ostentatamente demodè,infarcito di dialoghi aguzzi ma che difficilmente può far breccia nel cuore dei giovani d'oggi,nonostante l'importanza degli argomenti trattati,nonostante si parli del futuro che interessa soprattutto loro.Redford ormai oltre i 70 e schierato apertamente contro le logiche di mercato hollywoodiane ritorna dietro la macchina da presa per dare sfogo al suo essere liberal e non da ora.E ci regala tre film al prezzo di uno:la storia di due ex allievi di un professore universitario che per fare qualcosa per il loro Paese partono per l'Afghanistan per finire massacrati dai talebani(e i generali assistono a tutto impotenti),una giornalista disincantata e provocatoria fa un intervista a un senatore che le deve annunciare un cambio di rotta nella strategia mediorientale,un professore universitario cerca di capire perchè uno dei suoi studenti più brillanti diserta sistematicamente le sue lezioni.Inutile dire che le prime due vicende racchiudano un significato politico di critica velenosa al bushismo e alla sua strategia del terrore in Medioriente,mentre la terza vicenda con il professore(la parte che si ritaglia Redford)che arringa uno studente è impregnata di forti ideali ma che appaiono abbastanza datati.Il risultato purtroppo non è quello che ti aspetti da un film che vuole essere importante come questo:detto della qualità innegabile dei dialoghi questo è un film che nasce irrimediabilmente già vecchio,un po'mockumentary,un po'film inchiesta,un pò fiction televisiva e ha un tono declamatorio che spesso sconfina nella retorica fine a se stessa,Appaiono pallidi gli ideali programmatici del professore e totalmente adatti all'estro del suo studente,stride anche la rappresentazione della guerra afghana(palesemente ricostruita in studio quasi come un qualsiasi videogame) mentre la parte più convincente è la lunga intervista della giornalista(Streep) col senatore(Cruise):un piccolo manuale di cinismo e un continuo giocare al gatto col topo anche se in questo caso c'è un continuo scambio dei ruoli.Cruise invecchiato e che sembra sformato da generosi surplus di botulino si impegna ma la sfida la vince la Streep con la sua consueta inimitabile capacità di illuminare personaggi grigi e dimessi....
non male
ok
bravo
il giovane studente che brilla già di luce propria.Ottimo
sembra sformato dalle iniiezioni di botulino
splendida nella sua capacità di illuminare personaggi grigi e dimessi
la parte del professore gli si adatta bene ma le sue declamazioni e i suoi idelai appaiono pallidi
si palra di cose importanti ma la forma non è accattivante ,anzi
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