Regia di Robert Redford vedi scheda film
Tre episodi che denunciano l'impotenza, la stanchezza e la ritrosia di certa (ma quanta?) America verso lo spirito bellico da sempre nel dna Usa. Nel primo una giornalista (Streep), piu' sensibile al Pulitzer che alla denuncia, intervista per un'ora un senatore in carriera (Cruise), costantemente sorridente ed imbonitore, sempre piu' quel bravo discepolo di Scientology che e'. Nel secondo, du poracce (per dirla alla Valerioexist) di reclute, durante un'azione in Afghanistan rimangono isolate e ferite in mezzo a neve e gelo in balia dei talebani. Nel terzo, un piccolo remake di Will Hunting, Redford indottrina ben bene il suo piccolo Will/Todd disilluso ed incazzoso, partono belli tosti ma sbracano in un finale mieloso a tarallucci, vino e sorrisini. Tutti hanno torto: questo il messaggio. Messaggio tuttavia gia' somatizzato dall'utente medio che fruisce di simil pellicole. E allora? Allora resta questa disillusione sotto la vernice posticcia di chiacchiere e fuoco incrociato. Rimane aria di sconfitta che brucia. Affiora incertezza quando ti accorgi che le prime note di commossa musica vengono issate sul pistolotto che Cruise concede in ricordo dell'11 settembre. Rimane l'amaro per le giovani reclute mandate al macello, rimane il dubbio che in troppe universita' demagogia e democrazia facciano il paio, rimane soprattuto il triste sospetto che certo cinema (come nella Valle di Elah) cavalchi comunque l'onda con l'occhio sornione all'Oscar...
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