Regia di Sergei Bodrov vedi scheda film
Un oculato compromesso tra l'etnografia da festival del cinema, l'avventura formato famiglia e l'action movie di stampo asiatico. L'estetica di Mongol è il calligrafismo fotografico alla National Geographic, in cui la bellezza è impeccabilmente tirata a lucido, rimanendo, però, inequivocabilmente disgiunta da qualsiasi forma di vera arte. Il film tiene infatti ben lontane le emozioni, persino nelle sequenze più cruente: le scene di battaglia sono, nelle riprese delle lotte corpo a corpo, una manieristica danza di lance, sciabole e schizzi di sangue, e, nelle panoramiche sugli eserciti, una ingenua imitazione dei kolossal hollywoodiani. Uno smaccato gusto paesaggistico, unito ad un marcato esibizionismo tecnico nei ritratti in primo piano, fa di quest'opera la classica pellicola da guardare senza pensare. Peccato, però, che Sergei Bodrov, nell'inseguire la ricercatezza formale, centri in pieno lo standard del prodotto seriale, che dichiaratamente invita lo spettatore a stupirsi delle luci e dei colori, per distoglierlo dal fatto che tutto il resto è noia.
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