Regia di Sergei Bodrov vedi scheda film
L'infanzia del Khan più grande della storia fino all'attimo prima di diventare leggenda imperitura.Genghis Khan è un personaggio mitizzato anche nella parte occidentale del mondo,figuriamoci in quella orientale.E il film di Bedrov,ambiziosa produzione russo mongola con capitali anche europei contrappone la sua estetica a quella tradizionalmente occidentale quasi risultando un contrappunto a uno dei pochi generi puramente hollywoodiani(almeno parlando degli inizi,prima dell'avvento di orginali contaminazioni europee):il western.Che Mongol sia il prototipo di un nuovo genere,l'eastern?Non so,che abbia molte suggestioni dell'altro,che si nutre degli stessi spazi sconfinati,di anticamere di deserto,di bande organizzate,di ladri di cavalli è indubbio.per tutto il resto non credo:il film sul Khan assomiglia molto al conterraneo Wolfhound ma al contrario di quello che si nutriva di miti ancestrali affondando le proprie radici nella fantasia questo si cala nella dimensione storica,nell'epopea del capo,nel raccontare la genesi della grandezza di un condottiero ancora leggenda dopo tanti secoli.Esteticamente il film è notevolissimo,gli spazi sconfinati toglono il fiato,la fotografia aggiunge bellezza a luoghi già così magnifici.Quello su cui si focalizza il film è il lato quasi più privato del Khan alias Temucin:si parla del suo amore per la moglie per cui rischia ripetutamente la vita pur di salvarla,si parla della sua ostinazione allorchè è catturato e tenuto in un angusta gabbia esposta alla virulenza dei raggi solari diretti,si parla del suo amore per la sua famiglia che è nucleo indissolubile e che deve essere difesa a ogni costo.Accanto al lato privato apprendiamo della sua enorme scaltrezza militare,della sua sagacia tattica che gli permette di vincere pur se in condizioni di netta inferiorità,della sua magnanimità e del suo senso di giustizia che non gli permette di uccidere quello che considera suo fratello e che gli preannuncia che in un futuro prossimo sarà il suo nemico più terribile.Il film raggiunge una dimensione epica senza essere ridondante,appassiona pur nella sua semplicità,quasi si distoglie lo sguardo durante le battaglie per la loro cruenza.Un signore degli anelli?No,il signore dei Mongol è molto di più,è un simbolo di unità,un inno alla libertà,una sfida continua all'uomo.Qui si dice che ognuno è libero nella Mongolia e ha il diritto di scegliersi il proprio capo.Pensandoci in tutti questi secoli una libertà del genere non è mai stata così scontata.....
ok
non male
anche se giapponese somaticamente ben si adatta
ha mano ferma
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