Regia di Emidio Greco vedi scheda film
Se avesse indossato un cappello, Tommaso Ragno - l'attore protagonista de L'uomo privato - di espressioni ne avrebbe avute almeno due: una con e una senza, come qualche maligno ha scritto a proposito di Clint Eastwood. La recitazione monocorde dell'attore foggiano è paradossalmente l'aspetto meno debole di un film disturbante, velleitario, snob, insopportabilmente verboso, pasticciato in fase di sceneggiatura. La vicenda che Emidio Greco - regista pugliese con ambizioni da cinema d'Autore - vorrebbe raccontare è quella di un professore sulla quarantina che insegna diritto all'università di Pisa. L'uomo vive nella torre d'avorio di un'esistenza algida dalle geometrie perfette, circondato da amanti a ore. Il meccanismo (forse) si rompe quando un suo studente si suicida, lui viene coinvolto nelle indagini e la storia imbocca una strada noir. Ennesimo tassello di una cinematografia opaca e dalle alte aspirazioni, L'uomo privato è diretto con stile dilettantesco, inquadrature da soap opera (abbondano primi piani e piani americani) e improbabili allusioni metafisiche. La prova degli attori è da recita parrocchiale (sarà per questo che in un paio di occasioni le scene più espressive vengono affidate a tette e culi), la musica di Bacalov suona stantia e sul complesso dell'opera aleggia una imbarazzante aria di finzione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta