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La musica nel cuore. August Rush

Regia di Kirsten Sheridan vedi scheda film

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La recensione su La musica nel cuore. August Rush

di giancarlo visitilli
4 stelle

Tanti sono stati i cartoni animati, le favole, i film, che ci hanno raccontato di bambini alla ricerca dei propri genitori e viceversa. Belle le storie quando la veridicità di esse mettono in mostra le difficoltà dell’incontro. Al contrario di questo film, che dopo un paio di sequenze, hai già capito tutto, compreso il finale.
La storia è quella d’amore fra Lyla, una violoncellista avviata ad una promettente carriera concertistica e Louis, un carismatico cantautore rockettaro. Uniti dalla passione per la musica, i due si innamorano all’istante e, dopo aver passato una notte insieme, decidono di rivedersi il giorno dopo. Peccato che a separarli ci penserà il padre di Lyla. Non vedendola all’appuntamento, il giorno seguente, Louis crede che la ragazza non abbia più interesse per lui, ignorando tra l’altro che Lyla è rimasta incinta. A sua volta, coinvolta in un incidente automobilistico, la ragazza crede di aver perduto il bambino, non sapendo che il neonato è stato dato in adozione. Quest’ultimo, Evan, diventato un ragazzino dallo straordinario talento, decide di avventurarsi nella Grande Mela, alla ricerca dei suoi veri genitori. Sotto il falso nome di August Rush, il ragazzino si imbatterà in personaggi senza scrupoli, pronti a tutto pur di sfruttare il suo straordinario talento. Nonostante i dodici anni dopo, anche Lyla scoprirà la verità e non sarà più disposta a perdere di nuovo il suo bambino.
A distanza di sette anni da Disco Pigs, il primo film d’esordio, la regista irlandese torna dietro la macchina da presa, avvalendosi dello straordinario Freddie Highmore, un talento che in pochi anni ha richiamato l’attenzione degli studios hollywoodiani, coinvolgendo nel cast altri attori di grosso calibro, dal bravo Robin Williams a Kery Russell e Jonathan Rhis Meyers. Il tutto messo a disposizione di una sorta di film-tv, della lacrima a tutti i costi, che tra l’altro non arriva neanche nel momento in cui la musica glissa verso i crescendo straordinariamente orchestrati per l’occasione.
Se la parte migliore del film è quella in cui si descrive il viaggio avventuroso di Evan, in una New York abitata da personaggi ambigui, la storia dell’inseguimento triangolare e la ricerca affannosa di tre cuori separati dal destino, appesantisce e ingrigisce la favola che risultava apprezzabile, solo all’inizio. Una storia non propriamente originale.
Giancarlo Visitilli

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