Regia di Susanne Bier vedi scheda film
A Seattle, Brian e Audrey si amano, hanno figli, sono ricchi. Brian rimane ucciso mentre tenta di soccorrere una sconosciuta. Al suo funerale Audrey fa chiamare Jerry, avvocato sgarrupato ed eroinomane, e amico d’infanzia di Brian, che lo ha sempre supportato, anche a rischio di litigare con lei. La donna lo ospita, decide di “usarlo” come surrogato di padre per i propri figli, quasi a titolo di risarcimento per il dolore che la sta annullando. Ma l’idillio non arriverà. Susanne Bier (Non desiderare la donna d’altri, Dopo il matrimonio) ha una netta inclinazione al melodramma raggelato. L’assenza e le sue conseguenze sono il suo pane. Sempre appoggiate, come qui, da attori espressivi e in parte, visto che lavora sui primi piani, secondo il dettame del Dogma, e ancor prima di Bergman. Halle Berry, mai così arcigna, ha l’occasione di riscattarsi da Perfect Stranger. Del Toro è come ce lo immaginiamo: seducente anche quando è strafatto. Il titolo originale era più evocativo: Cose che abbiamo perso nel fuoco, in riferimento a una scena cuore del film e al tema centrale, la capacità di cambiare. Si insiste molto sul Messaggio: dire sì a tutto quello che la vita ci mette davanti. Per amore o per forza.
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