Regia di Julie Taymor vedi scheda film
Doveva per forza arrivare prima o poi un musical sui Beatles. E non faccio riferimento ai film di Richard Lester, che hanno più che altro valenza documentaristica o sono stati concepiti per promuovere alcuni album (“A Hard Day’s Night”, “Help!” e “Magical Mystery Tour”).
No. Qui siamo dalle parti della nostalgia, dell’omaggio, della rievocazione, dell’ancoraggio al ricordo.
Sostanzialmente, “Across the Universe” è uno dei minestroni più conditi che si siano mai visti: tra pretesti su pretesti per inserire il maggior numero di tracce possibili, si va dalla psichedelia (elemento dominante del film) alla guerra in Vietnam, dai conflitti studenteschi ai Magic Bus. In sostanza, ci si butta dentro un po’ di tutto per riempire il più possibile il calderone così da mettere in scena un ricco e completo quadro d’epoca. Nonostante così presentato il gioco possa sembrare eccessivo, in realtà funziona.
È una storiella d’amore leggera leggera, che guarda a quegli anni trascurando del tutto i problemi dietro la facciata del “flower power” (ma in fin dei conti diciamocelo, nessuno si aspettava un nuovo “Fragole e sangue”), come se a quei tempi tutto fosse stato rose e fiori (mi si perdoni il gioco di parole).
Ma (stavolta) va bene così, perché nonostante il plot risibile, il film è un travolgente caleidoscopio di luci, colori e sequenze stralunate, come quella bellissima che fa da sfondo a “Strawberry Fields Forever”, quella grottesca e strampalatissima ambientata nel circo (“Being for the Benefit of Mr. Kite!”), o i fluttuanti e poetici ralenti sott’acqua.
Un’opera sfrenata e piena di ritmo, dove più volte l’impulso è quello di alzarsi dalla poltrona e cantare a squarciagola (pulsione che diventa irrefrenabile quando parte “All You Need is Love” nel finale).
Quindi non si guardi alla superficialità della trama, perché quello che conta è solo la musica, unica e assoluta protagonista del film.
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