Regia di Sean Penn vedi scheda film
E' un'insolita edizione, in un certo senso, quella prossima ventura degli Oscar: due film che in molti davano per autorevoli candidati non hanno avuto più di due nominations, come appunto "American gangster" e il nuovo film diretto da Sean Penn, "Into the wild". Tratto dalla storia vera e impressionante di un giovane laureato che sceglie di raggiungere l'Alaska, liberandosi di tutto ciò che gli faciliterebbe le cose ( soldi, carte di credito, documenti) per una scelta radicale, quasi monastica, atta a trovare una propria strada al di là di tutto ciò che rappresenta modernità e provenienza. Il quarto film e mezzo di Sean Penn ( comprendendo anche l'episodio di "11/09/01") ha , forse, come difetto rintracciabile, quello di non spiegare esaurientemente le motivazioni che inducono il giovane Chris ad intraprendere un cammino coraggioso e agli occhi dei più folle: per il resto, ci troviamo di fronte ad un lungometraggio denso, lungo due ore e mezza ma appassionante, con tempi lontani dai ritmi agitati di oggi, un "Sulla strada" moderno, interpretato straordinariamente da un Emile Hirsh che buca lo schermo. Avventura umana epica e interessante, "Into the wild" propone una meditazione su valori fondamentali in termini spirituali onesti, rammentando a chi lo guarda che la Natura, come tutte le cose meravigliose, porti all'estasi e al fascino della scoperta, ma che può dimostrare all'Uomo quanto sia sempre pronta a rivelargli la propria ingestibilità. La regia di Penn cerca costantemente nuovi linguaggi, e la candidatura agli Academy Awards sarebbe stata, a mio avviso, ampiamente meritata.
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