Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Se è vero che la vita di provincia spesso è scialba, non è detto che lo debba essere anche un film che la ritrae. In questa pellicola risuona la stessa sorda eco da giallo all’italiana de La ragazza del lago, in cui l’orrore è solo un’ombra proiettata in una muta pozza di tristezza. La macchina da presa sembra condividere, con gli abitanti del paese di Concadalbero, la stessa rassegnazione vuota di idee e di coerenza, in cui ognuno fa ciò che deve o ciò che vuole, senza chiedersi se è giusto o è sbagliato. Il nordest paludoso di Mazzacurati rimane qui impigliato in una vegetazione troppo viscida di indecisione, e troppo fitta di rimandi sociologici un po’ pedanti, dalle problematiche dell’integrazione etnica alle questioni morali nella comunicazione di massa. Il principio della giusta distanza, che il cronista dovrebbe applicare nella descrizione degli eventi, si traduce qui, per la regia, in una sorta di noncuranza documentaristica, in cui manca la volontà di selezionare e filtrare il materiale narrativo per trasformarlo in arte. I personaggi sono abbandonati a se stessi, senza passione né ironia, come tante formine appena uscite dallo stampo, che non hanno capito cosa siano l’interscambio e il divenire. La maestrina seduttrice, il timido giornalista in erba, il nordafricano solitario e ribelle, la tabaccaia russa, sembrano ambire, a tratti, alla disarmante stravaganza felliniana degli spostati, sempre mal sintonizzati con il mondo esterno. Tuttavia il loro essere diversi assomiglia più a una insulsa sciatteria del caso che non a una curiosa bizzarria della natura: il loro universo è privo di logica e di carattere, e non conosce il gusto del confronto, ma solo il fastidio della dissonanza. La giusta distanza è un film stanco, che cerca di non muoversi troppo e di non far rumore per non svegliare il sonno di un’ispirazione che palesemente, e anche un po’ sinistramente, rimane latitante.
Il migliore.
Stonata.
Sprecato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta