Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Se è vero che la vita di provincia spesso è scialba, non è detto che lo debba essere anche un film che la ritrae. In questa pellicola risuona la stessa sorda eco da giallo all’italiana de La ragazza del lago, in cui l’orrore è solo un’ombra proiettata in una muta pozza di tristezza. La macchina da presa sembra condividere, con gli abitanti del paese di Concadalbero, la stessa rassegnazione vuota di idee e di coerenza, in cui ognuno fa ciò che deve o ciò che vuole, senza chiedersi se è giusto o è sbagliato. Il nordest paludoso di Mazzacurati rimane qui impigliato in una vegetazione troppo viscida di indecisione, e troppo fitta di rimandi sociologici un po’ pedanti, dalle problematiche dell’integrazione etnica alle questioni morali nella comunicazione di massa. Il principio della giusta distanza, che il cronista dovrebbe applicare nella descrizione degli eventi, si traduce qui, per la regia, in una sorta di noncuranza documentaristica, in cui manca la volontà di selezionare e filtrare il materiale narrativo per trasformarlo in arte. I personaggi sono abbandonati a se stessi, senza passione né ironia, come tante formine appena uscite dallo stampo, che non hanno capito cosa siano l’interscambio e il divenire. La maestrina seduttrice, il timido giornalista in erba, il nordafricano solitario e ribelle, la tabaccaia russa, sembrano ambire, a tratti, alla disarmante stravaganza felliniana degli spostati, sempre mal sintonizzati con il mondo esterno. Tuttavia il loro essere diversi assomiglia più a una insulsa sciatteria del caso che non a una curiosa bizzarria della natura: il loro universo è privo di logica e di carattere, e non conosce il gusto del confronto, ma solo il fastidio della dissonanza. La giusta distanza è un film stanco, che cerca di non muoversi troppo e di non far rumore per non svegliare il sonno di un’ispirazione che palesemente, e anche un po’ sinistramente, rimane latitante.
Il migliore.
Stonata.
Sprecato.
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Recensione,la tua,di acume severo e magari un po' impietoso,di cui apprezzo molte intuizioni.
Su Valetina Lodovini,mi sento di dirtelo bonariamente,non sono assolutamente d'accordo,ma la tua padronanza delle parole mertia molto rispetto.
Un saluto.
Caro Mr. Klein, grazie per il commento preciso, cortese, equlibrato. Quanto all'interpretazione di Valentina Lodovini, lungi da me l'intenzione di mettere in dubbio il talento di questa giovane e promettente attrice. La mia sintetica osservazione si riferiva unicamente alla dissonanza che mi è parso di cogliere tra il carattere della sua recitazione - sempre carica di simpatica vitalità - ed il tono dimesso del contesto circostante. Un carissimo saluto da OGM.
Concordo..al momento topico il film disperde le (poche) frecce al suo arco.
Una storia onesta..a cui il regista non crede fino in fondo. Buoni gli ambienti provinciali e le musiche sono giiuste . Ma i caratteri dei personaggi sono quasi ingombranti per il regista. Peccato!
A proposito de La ragazza del lago: chi ha copiato chi....? Grazie.
Grazie del commento, lorenzodg. Non sono in grado di rispondere alla tua domanda: posso solo constatare una forte analogia tra i due film, forse del tutto casuale. Un carissimo saluto da OGM.
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