Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
“Una volta qui era tutta campagna.....” “Guarda che è campagna ancora adesso!””Ah.....te ne sei accorto anche tu? Qui non cambia mai niente”
Non cambia nulla nella sonnacchiosa provincia italiana, descritta ancora una volta in maniera eccelsa da Carlo Mazzacurati. Tornato sui luoghi del suo esordio, Notte Italiana, il regista veneto confeziona l'ennesimo lavoro di alta qualità regalando al pubblico le sue riflessioni sotto forma di immagini.
Non cambia nulla.....o forse no, in questo piccolo mondo non ci sono più solo le famiglie che vivono nello stesso posto da generazioni. Arrivano gli altri, gli stranieri, in cerca di una nuova vita, di una possibile ma poco probabile integrazione. E così nel paesino di Concadalbero il tunisino Hassan (Ahmed Hafiene ) riesce a ritagliarsi uno spazio nella piccola comunità come stimato titolare di una officina di riparazioni meccaniche.
In un luogo così piccolo basta il minimo evento per assestare lo scossone che scombussola gli equilibri, e lo scossone ha le piacevoli forme di una giovane maestra, Mara (Valentina Lodovini), che con il suo sorriso aperto e la sua solarità sembra poter ravvivare il grigio orizzonte della pianura.
Sotto gli occhi attenti e indagatori di Giovanni (Giovanni Capovilla), studente diciottenne che combatte la solitudine in cui lo ha lasciato la morte della madre con la passione per la scrittura, si sviluppa la storia d'amore tra Hassan e Mara.
Dapprima spaventata dalle attenzioni del tunisino, che la scruta nascosto nel buio della notte, la ragazza alla fine cede all'attrazione per il giovane meccanico. Ma la partenza per il Brasile, per seguire un progetto di cooperazione, è dietro l'angolo e Hassan si ritrova a dover affrontare la prospettiva di una separazione definitiva da chi era riuscito a fargli nuovamente “sentire la vita”.
Per i due giovani il destino sarà ancora più amaro, il corpo della giovane maestra sarà ritrovato nelle acque del fiume mentre il meccanico verrà arrestato e condannato per omicidio, nonostante si proclami innocente.
Non ci sono dubbi, non ci sono esitazioni: per tutti Hassan è il colpevole, la provincia davvero non cambia mai, come dice Franco (Natalino Balasso) all'amico Giovanni nel dialogo sopra citato.
Hassan si è integrato con la sua fatica, con il suo lavoro, con la sua onestà, eppure alla fine resta solo lo straniero sui cui è facile puntare il dito.
Anche Giovanni, che sotto la guida dell'esperto redattore Bencivegna (Fabrizio Bentivoglio, che conferma la sua grandissima classe anche in ruolo secondario) ha intrapreso una collaborazione con un giornale locale come corrispondente, non lascia spazio ai dubbi.
Ma di fronte al suicidio di Hassan e alla disperazione della sorella (“scrivilo che era innocente”) capisce che le cose possono essere andate in modo diverso. E ignorando quella “giusta distanza” dagli avvenimenti che gli aveva raccomandato Bencivegna come principio base per fare del buon giornalismo, troverà il vero colpevole.
Mazzacurati è maestro nel raccontare storie della provincia profonda, lo dimostra una volta di più, dipingendo con la mano del pittore di grande talento i paesaggi nebbiosi e solitari della pianura che si perde nel mare, tra argini e boschi di pioppi, e un mondo che rimane immutabile nonostante lo scorrere del tempo, con gli schiavi di ieri sostituiti dagli schiavi di oggi (gli immigrati cinesi nel laboratorio clandestino scoperto dalla polizia); ma lo sguardo della gente del posto sembra non cogliere i cambiamenti, tutto scivola loro addosso, così come la nebbia scivola sulle cose.
Lo sguardo di Hassan invece è una lama che penetra nel gelo della notte scrutando la solitudine di Mara e alla fine penetrerà il cuore della stessa, senza però farle cambiare idea sul suo futuro.
Non c'è speranza, non c'è consolazione, Mara non rinuncerà per amore a cambiare il suo destino, i due si scrutano e si attraggono ma appartengono a due culture troppo lontane e le differenze emergono prepotenti. Così come emerge il razzismo latente e nascosto sotto atteggiamenti buonisti, un razzismo che si concretizza nella granitica certezza per ogni abitante del paese che il colpevole non può che essere Hassan.
Ottima interpretazione di Ahmed Hafiene, ben affiancato dalla Lodovini e dal giovane Capovilla. Giuseppe Battiston è bravo come sempre, questa volta lo è nel prestare la sua fisicità al viscido benestante del paese, squallido corteggiatore della bella maestra, mentre Balasso e Bentivoglio lasciano il segno pur in ruoli marginali (ma a Bentivoglio il regista affida una delle battute fondamentali, quella sulla giusta distanza che dà il titolo al film).
Eccellente l'accompagnamento musicale affidato al Tin Hat trio, in bilico tra blues, folk e jazz.
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