Regia di Jason Reitman vedi scheda film
La “deliziosa” naiveté dell’estetica di Juno viene sbandierata un po’ troppo - per i miei gusti - per destare un’ammirazione sincera: a dispetto dell’irriverente carattere della peperina protagonista, è tutto così curato e politicamente correttissimo per convincere appieno:
la casa immersa dolcemente in un ecologista “verde” variopinto; la famiglia biologica poco convenzionale, ma assai premurosa e la famiglia d’adozione (del “fagiolo”, sic!) problematica (ma neanche troppo); il fidanzatino tontolone, ma amabilmente irresponsabile e carinissimo e poi lei - Juno - teenager atipica (fin dal nome), benché tipicamente precoce e matura, quanto umorale e un po’ squilibrata.
Non si possono certo negare le capacità narrative della sceneggiatrice Diablo Cody (originale nei dialoghi accattivanti, nonché sottilmente cinica nell’affrontare le mille sfumature della “maturità”), ma l’aria (e le musichette da circolo ricreativo) da commedia allegra e spensierata, un po’ stile indi-folk, un po’ stile Sundance (perché fa tendenza) non mi strappa più di un consenso freddino.
La storia è, sì, interessante, Juno è caratterizzata col piglio giusto, vengono pure snocciolate citazioni musicali e cinematografiche per tutti gli amanti dell’horror delle origini e delle origini del hardcore, del grunge e simili ecc., ma tutto ciò non fa di questa commedia un prodotto “alto”. Uno spettacolo piacevole e veloce, piuttosto.
E tanto basta per una serata che avrebbe voluto essere spensierata e che, invece, di pensieri ne ha visti accumularsi, uno dopo l’altro, fin troppi.
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